Il 12 febbraio ricorre il 57° anniversario della morte di Elio Vittorini e Siracusa dimentica il suo idolo letterario (tranne per un piccolo premiuccio in condivisione a lui dedicato, ampliato appunto con l’altrettanto annunciato ‘premio Arnaldo Lombardi’. E però questa cosa buona e giusta è già “sporcata” fin dalla nascita, unire il sacro al profano che noi non intendiamo accettare.
Ai danni del Premio che dovrebbe rinascere. Ai danni della Città. Come già per il Teatro Comunale, come già per le Latomie dei Cappuccini, come già per gl’Ipogei di piazza Duomo. Come già per tutti i beni e attività culturali privatizzati. E’ una scelta dell’attuale ‘politica miseranda’ del Vermexio.
Quando intendiamo invece, ricordare l’importante ruolo assunto dal famoso scrittore siracusano Elio Vittorini nella nostra società.
Da una disamina emerge che di tutti gli uomini di cultura di cui oggi si sente particolarmente la mancanza, Elio Vittorini sicuramente è quello che più di altri si era posto il problema di una cultura autenticamente improntata ai valori dell’umanità e della giustizia.
Vittorini aveva ragione: «Non basta diffondere competenze, informazioni, nozioni perché la società sia più equa, vivibile e solidale; spesso criminali, dittatori feroci, politici arroganti possiedono una qualche forma di istruzione, in alcuni casi è anche elevata. Allora cosa manca? Probabilmente la famiglia giusta e cioè autenticamente educante, a prescindere dal ceto sociale, e l’“esposizione” a principi di carattere umanitario. Forse mancano i diritti umani e per procedere in tale direzione diritti sociali e diritti civili dovrebbero essere finalmente abbinati».

È difficile sconfiggere l’egoismo, l’istinto bestiale che induce ad affermare se stessi anche disprezzando il prossimo; ancora più difficile vincere la strisciante tentazione di considerare l’alterità, in quanto a noi estranea, sospetta e da respingere.
In una società come quella siracusana, sporcata dai compromessi, dal mercimonio del voto, per molti aspetti solo superficialmente attenta ai bisogni delle classi marginali, il vero quesito che poi dovrebbe diventare sostanza e cuore pulsante dei nuovi programmi è che tipo di società proporre ai giovani?
Il prossimo nuovo sindaco di Siracusa deve essere capace di parlare alle loro coscienze, alla loro immaginazione? In definitiva in che modo insegnare (in + signum = lascio un segno).
La società non è cultura perché la cultura non è società. E la cultura non è società perché ha in sé l’eterna rinuncia del ‘dare a Cesare’ e perché i suoi princìpi sono soltanto consolatori, perché non sono tempestivamente rinnovatori ed efficacemente attuali, viventi con la società stessa come la società stessa vive.
Potremo mai avere una cultura che: «Sappia proteggere l’uomo dalle sofferenze invece di limitarsi a consolarlo? Una cultura che le impedisca, che le scongiuri, che aiuti a eliminare lo sfruttamento e la schiavitù, e a vincere il bisogno, questa è la cultura in cui occorre che si trasformi tutta la vecchia cultura». (E. Vittorini, Il Politecnico n. 1, 29 settembre 1945).
Le parole di Vittorini sono profondamente attuali e ci inducono a riflettere come docenti, come cittadini, come educatori.
L’invito ai docenti siracusani a commemorare la figura di Vittorini anche attraverso la citazione di giovani intellettuali come Patrick Zaki e Giulio Regeni i quali hanno subito orribili soprusi soltanto perché cercavano di mettere la propria cultura al servizio dei deboli, testimoniando e raccontando quanto evidentemente l’establishment non gradiva.
Umanità e cultura dovrebbero rendere un concetto molto chiaro: rifiutarsi di considerare normale o accettabile ogni atrocità che non ci riguardi direttamente. Ogni scuola, interpellando i propri studenti, potrebbe dedicare uno spazio virtuale incentrato sui suggerimenti e le proposte utili per realizzare una cultura diversa, innovativa, inclusiva.
Il voto del 28 maggio, domenica e lunedì, diventa, dunque, essenziale per gettare il seme del nuovo, della Rivoluzione culturale. Con grande umiltà, ma con forte tenacia, tutti quanti abbiamo voglia di guardare il futuro verso il quale ci siamo incamminati, ora vogliamo consolidare i nostri passi e farlo con coraggio, impegno, passione.
Per questo chiediamo una coesione, per il nuovo futuro candidato sindaco di Siracusa. E’ un voto per città più aperta, più accogliente e solidale, proiettata verso il futuro; è un voto per una società nuova ed unita, aperta al civismo; è un voto per persone competenti, capaci e lungimiranti; è un voto per una squadra forte e al servizio della comunità siracusana coesa e proiettata verso il futuro.
«Verso le amministrative 2023». Inizio editoriali: Rivoluzione culturale nr. 34 (avvio pubblicazione il 12 giugno). A tal proposito vi invitiamo a consultare e seguire attivamente la pagina facebook e cliccare ‘Mi piace’ https:// www.facebook.com/joebiancasr.
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