Sicilia. Pre-apertura della caccia: una violazione della Costituzione e un rischio per la biodiversità

di Redazione

La pre-apertura della caccia non si accompagna a un rafforzamento degli strumenti contro il bracconaggio

La decisione della Regione Siciliana di autorizzare la pre-apertura della caccia riaccende polemiche e preoccupazioni sul fronte della tutela ambientale. Una scelta che, secondo il Partito Animalista Italiano, non solo mette a repentaglio la fauna selvatica, ma calpesta i principi sanciti dalla Costituzione italiana, recentemente rafforzati dalla riforma dell’articolo 9.

La Costituzione parla chiaro

Dal febbraio 2022, l’articolo 9 della Carta fondamentale stabilisce che «La Repubblica tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni». Una norma che vincola lo Stato – e quindi anche le Regioni – a garantire la salvaguardia del patrimonio naturale, non a comprometterlo.

L’apertura della caccia a specie come tortora selvatica, colombaccio, gazza e ghiandaia rappresenta, in questo contesto, un evidente cortocircuito politico. Si tratta di animali già sottoposti a pressioni crescenti a causa della perdita di habitat, dei cambiamenti climatici e degli incendi che questa estate hanno devastato ampie aree della Sicilia.

Il rischio bracconaggio e i controlli insufficienti

Un altro punto critico riguarda la carenza di controlli sul territorio. La pre-apertura della caccia, infatti, non si accompagna a un rafforzamento degli strumenti contro il bracconaggio, fenomeno che in Sicilia continua a colpire anche specie protette e tutelate a livello nazionale ed europeo. L’assenza di monitoraggio serio e costante rischia di rendere inefficaci le già deboli misure di tutela ambientale.

La posizione del Partito Animalista Italiano

Per queste ragioni, il Partito Animalista Italiano ha espresso con fermezza la propria opposizione: «Questa scelta politica scellerata non tiene conto né delle condizioni del territorio, né del dettato costituzionale. – ha affermato Patrick Battipaglia, Coordinatore regionale del Partito Animalista Italiano – In Sicilia si continua a sacrificare la biodiversità sull’altare degli interessi venatori, ignorando il bene comune e il futuro delle nuove generazioni».

Una questione di responsabilità politica

Il tema non riguarda soltanto gli appassionati di caccia e gli ambientalisti, ma l’intera collettività. In un’isola che ogni estate paga un prezzo altissimo agli incendi e alla desertificazione, la biodiversità è una risorsa preziosa da preservare. Consentire l’abbattimento di specie selvatiche, senza un piano di monitoraggio e ripristino degli ecosistemi, equivale a indebolire ulteriormente la resilienza del territorio.

La battaglia del Partito Animalista Italiano è dunque una battaglia di legalità costituzionale e di giustizia ambientale: perché il diritto alla vita e alla tutela degli ecosistemi appartiene a tutti, non a pochi.

03 Settembre 2025 | 12:39
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