Il colpo di scena è maturato, senza tanto clamore, attraverso una circolare di due pagine scarse che riporta la Sicilia al pari di tutte le altre regioni italiane sul terreno della trasparenza durante le elezioni.
L’assessorato agli Enti Locali ha scritto a tutti i sindaci e a i Prefetti per ufficializzare che anche nell’Isola si applica la legge Spazzacorrotti. Che da Reggio in su già da cinque anni obbliga partiti e gli enti locali a rendere evidenti i procedimenti penali a carico di chi si candida.
È una inversione a U da parte della Regione, che nei mesi successivi al varo a Roma della riforma targata M5S aveva negato che le nuove norme si potessero applicare automaticamente nell’Isola. Serviva, fu la tesi del governo della scorsa legislatura, un recepimento all’Ars che tutelasse la potestà legislativa in materia assicurata dallo Statuto.
Il risultato è che per le Regionali, le Politiche, le Europee e almeno cinque tornate Amministrative i partiti non sono stati obbligati a diffondere i dati precisi dei candidati sotto indagine o con precedenti penali.
Adesso sono obbligati a farlo, pubblicando sui loro siti Internet i dati di candidati indagati e con precedenti.
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