Sicilia. Auto blu a servizio di parenti e amici, nuovi retroscena: Galvagno e il suo autista indagati per peculato

di Redazione

Il M5S presenta interrogazione per chiedere le dimissioni del presidente Galvagno e dell'assessora Amata. Oltre all’accusa di corruzione, per cui già si svolgono approfondimenti, la Procura ha aperto un fascicolo per peculato, contestato sia a Galvagno che a Marino per l’uso improprio delle risorse pubbliche

Nuova bufera sulla presidenza dell’Assemblea regionale siciliana. Dopo la corruzione subentra pure il reato di peculato per Gaetano Galvagno e anche per il suo autista. Il presidente del Parlamento siciliano e esponente di Fratelli d’Italia, è finito nel mirino della Procura di Palermo e della Guardia di Finanza per un uso improprio dell’auto di servizio.

Secondo le indagini, l’autista Roberto Marino avrebbe utilizzato la fiammante Audi A6 a disposizione del presidente non solo per attività istituzionali, come previsto dal regolamento, ma anche per trasportare amici, parenti e conoscenti di Galvagno in spostamenti di natura personale. Un comportamento che contravverrebbe alle norme che regolano l’uso delle auto e dei conducenti assegnati alla carica di presidente, la quale prevede un limite netto di due vetture e tre autisti esclusivamente per scopi ufficiali e di rappresentanza.

Le intercettazioni – come riporta La Repubblica – condotte dalla Guardia di Finanza hanno rivelato come l’auto venisse impiegata frequentemente per motivi estranei al ruolo pubblico, anche nei momenti in cui Galvagno era impegnato in aula a Palermo. A complicare ulteriormente la posizione del presidente e del suo autista, numerose richieste di rimborso spese, di entità considerevole, risultano accettate e saldate dall’Assemblea regionale, alimentando sospetti su possibili irregolarità amministrative.

Quindi, oltre all’accusa di corruzione, per cui già si svolgono approfondimenti, la Procura ha aperto un fascicolo per peculato, contestato sia a Galvagno che a Marino per l’uso improprio delle risorse pubbliche.

Non è la prima volta che una vicenda simile coinvolge la massima carica dell’Assemblea siciliana: nel 2024, infatti, l’ex presidente Gianfranco Miccichè era stato destinatario di un divieto di dimora a Cefalù, luogo dove si ritirava per trascorrere il tempo libero, per analoghe violazioni legate all’utilizzo delle auto di servizio.

Il M5s chiede le dimissioni di Galvagno e Amata

“Abbiamo appena depositato un’interrogazione alla presidente Meloni e al ministro Calderoli sull’inchiesta della Procura di Palermo che coinvolge il presidente dell’Assemblea regionale siciliana Gaetano Galvagno e l’assessora regionale al Turismo Elvira Amata, entrambi di Fdi.

Alla luce delle accuse loro rivolte, la loro permanenza è del tutto inopportuna e lesiva della dignità dell’Assemblea regionale, soprattutto alla luce della gravità dei fatti contestati e dell’interesse pubblico alla trasparenza e alla legalità nella gestione delle risorse. Gli esiti della vicenda penale si vedranno in futuro ma oggi ci sono importanti ragioni di opportunità politica. In particolare, è indispensabile accertare con urgenza come sono stati utilizzati i fondi pubblici di origine statale e come ha speso le risorse a sua disposizione l’assessorato Turismo, Sport e Spettacolo.

È evidente il sospetto che da parte degli indagati e del loro partito vi sia stato un utilizzo di quei fondi finalizzato a favorire alcuni a danno di altri”. È quanto scrivono i deputati siciliani del M5S Luciano Cantone, primo firmatario dell’interrogazione, Davide Aiello, Ida Carmina, Valentina D’Orso, Daniela Morfino, Angela Raffa e Filippo Scerra.

02 Luglio 2025 | 18:04
© RIPRODUZIONE RISERVATA