Questione Ferrovia-Siracusa. La riunione dei giorni scorsi alla stazione centrale è stata, sì, una pagina nuova scritta nel lungo libro, troppo lungo ormai, di abbandoni e dimenticanze per questa città e la “sua” ferrovia. E di questa nuova pagina dobbiamo pur esser grati all’on. Stefania Prestigiacomo, che ne è stata promotrice e ha convinto i due vertici regionali (l’assessore Marco Falcone e il direttore regionale di RFI (Rete Ferroviaria Italiana), Michele Laganà, a partecipare. Anche se quest’ultimo, che poi era la prima parte in causa, sembrava quasi insofferente al punto che stava addirittura per andarsene appena finito il suo striminzito intervento, ricco di annunci ma privo di fatti. E ha dovuto trattenerlo la Prestigiacomo impartendogli una pur silenziosa e tuttavia evidente lezione di galateo.
I fatti. Ebbene i fatti sono soltanto tagli, tagli, tagli. Non abbiamo più il collegamento diretto sulle grandi percorrenze per Torino, Milano e Venezia. Non abbiamo più il collegamento diretto per Palermo. Non abbiamo ancora il collegamento tra il porto di Augusta e la sua stazione ferroviaria. La quale intanto rimane chiusa, abbandonata, sporca e mal frequentata. E un porto senza collegamento ferroviario è un porto strozzato. Come strozzata conseguentemente è l’economia, che sui trasporti affonda uno dei suoi pilastri essenziali.
Di fatto ormai l’Italia ferroviaria si ferma a Catania. Come Cristo si è fermato a Eboli. Laddove, storicamente, il terminale di tutte le lunghe percorrenze è sempre stata la stazione di Siracusa. Tanto più ora che, a prescindere dal fattore storico, guardando invece a un futuro che poi è stato negato dalla pervicacia dei vertici, dal luglio 1998, si sono aggiunti alla stazione centrale, la quale ha pure ha avuto il suo bel restyling, i nuovi moderni, spaziosi, impianti dello scalo Pantanelli: platea di lavaggio e fossa di manutenzione. Oltre alla preziosa appendice della stazione di Targia, anch’essa oggetto di restyling nell’ultima stagione di serietà ed efficacia progettuale e operativa delle Ferrovie. Invece impianti e spazi operativi del genere non esistono nella stazione di Catania, affogata com’è tra città e mare. Né ci si possono realizzare. Proprio per questa sua strozzatura connaturata.
E invece no. Sempre e soltanto no. Tutto accentrato e bloccato a Catania. Cui prodest? A chi giova? E’ chiaro: ai catanesi. A cominciare dal catanese assessore Falcone. Venuto ad annunziarci il contentino dell’annosa velocizzazione della tratta Siracusa-Catania: 13 minuti appena di risparmio nella percorrenza. Sempre che lo avremo. Oltre all’ulteriore mirabolante annuncio: la tratta Siracusa-Ragusa non sarà soppressa; vi saranno soppressi invece tre passaggi a livelli. Come sono buoni lorsignori! Ma di ammodernamento di questa tratta arcaica non si parla proprio. Solo qualche parola per un futuro che verrà. Se verrà. Parole parole parole. E invece è di fatti che abbiamo bisogno. Come sottolinea il segretario generale della Cisl Siracusa e Ragusa, Paolo Sanzaro.
“Bisogna passare ai fatti – afferma Sanzaro. – L’elencazione periodica di progetti e ipotesi di progetto, con scadenze che purtroppo non vengono mai rispettate, non basta più. Bisogna confrontarsi su dati oggettivi e intervenire per rimuovere quelle criticità che hanno emarginato Siracusa e parte del Sud Est per il trasporto ferroviario. Siamo grati all’assessore Falcone e al suo collega di governo Bandiera e all’on. Prestigiacomo, ma adesso bisogna veramente cambiare il modo di approcciare il tema: le idee di futuro non servono. La gente vuole viaggiare in treno ora.
“La stazione è vuota ormai da tempo – sottolinea il segretario della Cisl. – E la città è stracolma di turisti. Questo servizio ferroviario non garantisce prestazioni adeguate e non viene utilizzato da chi viene a visitare questa città”.
E’ quello che abbiamo sempre sostenuto. Trenitalia afferma, sbagliando, forse in buona fede, forse, che qui non c’è bacino di utenza. Ma il discorso va esattamente ribaltato: non c’è bacino di utenza perché non c’è il servizio richiesto. Come ha sottolineato la professoressa Liliana Gissara di Italia Nostra.
“Gli annunci di velocizzazioni della tratta Siracusa-Catania (appena 13 minuti in meno) non bastano più – ribadisce Sanzaro. – Vogliamo vedere i treni, vogliamo che Trenitalia garantisca orari certi, che venga riattivato il collegamento diretto con Palermo.
“Non si parla dello scalo Pantanelli e della platea di lavaggio – aggiunge Paolo Sanzaro. – Sono opere realizzate anni fa (inaugurate nel luglio 1998, ndr.) che però non sono mai state avviate veramente. Uno spreco di denaro pubblico che, di conseguenza, non ha sortito alcun beneficio in termini di occupazione e di rilancio dell’area ferroviaria siracusana.
“Al Governo regionale – conclude il segretario Cisl – chiediamo di individuare due o tre obiettivi certi. Nessuna lista della spesa, che sarebbe utopica; Siracusa è snodo ferroviario centrale per il Sud Est e per l’intera area del barocco. La Regione programmi e ponga condizioni a Trenitalia. La deputazione regionale siracusana si attivi, fuori da qualsiasi appartenenza, per difendere e rilanciare questo territorio”.
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