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Home › Editoriale › Rischiano di naufragare i fondi alla Sicilia, stop a 500 mln di euro

Rischiano di naufragare i fondi alla Sicilia, stop a 500 mln di euro

“Non possiamo accettare tacitamente che lo Statuto siciliano venga modificato, in modo incostituzionale da un accordo fatto da Crocetta” Crocetta è slittato il voto sul delicato articolo del ddl enti locali che riguarda la Sicilia. Crocetta

17 Luglio 2016di Giuseppe Bianca
Rischiano di naufragare i fondi alla Sicilia, stop a 500 mln di euro
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Vicenda ex Provincia, tutto si complica maledettamente è di ieri la notizia che a Palazzo Chigi è slittato ieri il voto sul delicato articolo del ddl enti locali che riguarda la Sicilia. La norma scaturita dopo una lunga trattativa tra Roma e Palermo, prende atto dell’accordo siglato tra lo Stato e la Regione su ulteriori finanziamenti per 500 milioni di euro dopo il riconoscimento di entrate all’Isola in cambio di alcune azioni, tra le quali lo stop ai contenziosi in atto. Il rinvio è stato chiesto da Forza Italia, che contesta l’accordo raggiunto: “Siamo riusciti a rinviare, per poter compiere degli approfondimenti, la votazione sull’articolo 11 del decreto enti locali che interviene a gamba tesa sullo Statuto della Regione Sicilia – dice la deputata ed ex ministro Stefania Prestigiacomo – una battaglia che portiamo avanti con forza, senza cedere, perchè non possiamo accettare tacitamente che lo Statuto siciliano venga modificato, in modo incostituzionale, da un accordo fatto dal presidente Crocetta con il governo centrale. Non permetteremo che la Sicilia perda, nei fatti, le sue prerogative di regione autonoma e venga di fatto commissariata per incapacità. Il governatore Rosario Crocetta che ha sottoscritto un accordo che ci rende vassalli di Palazzo Chigi abbia un sussulto di dignità e batta un colpo oppure semplicemente si dimetta”, fin qui l’ex ministro Stefania Prestigiacomo.
Si piomba nel baratro, in questo scontro una cosa è assoluta: al momento lo Stato non può trasferire i 500 milioni alla Sicilia, nonostante il decreto legislativo approvato dal Consiglio dei ministri. Senza l’approvazione in Parlamento i fondi non arrivano e a rischio sono diverse spese per Comuni, forestali, ex tabella h, ex Province e finanziamenti vari. Nella migliore delle ipotesi, considerando che al momento vige il decreto approvato dal governo, la Regione potrebbe avallare queste spese ma alla fine si troverebbe con un buco da 500 milioni se il decreto non viene convertito in Parlamento.
Esulta il Movimento 5 stelle che si schiera contro l’accordo: “L’accordo Stato-Regione va soppresso immediatamente ed il parlamento nazionale ha tutti gli strumenti e gli elementi per poterlo fare. Invitiamo tutti i deputati siciliani a fare la loro parte alla Camera dei deputati e ad unirsi ai deputati del Movimento Cinque Stelle affinché modifichino l’articolo 11 del DL in discussione e rinviino ai mittenti questa scellerata decisione presa ancora una volta sulla testa dei siciliani”, dice il deputato regionale Farnecsco Cappello. “E’ l’ultima occasione che abbiamo – dice il deputato – per cercare di rialzare la testa. Abbiamo il dovere morale di provarci”. “Oggi- spiegano poi in una nota gli eletti siciliani M5S alla Camera e al Senato – l’esame dell’articolo 11 è stato accantonato, verrà discusso lunedì. Abbiamo presentato diversi emendamenti di merito: alcuni volti alla cancellazione dell’accordo con relative coperture, per risolvere i problemi di deficit, altri che lasciano in piedi l’intesa, ma rintracciano maggiori risorse per la Sicilia”. Per i deputati i deputati siciliani a Montecitorio e a Palazzo Madama “l’accordo stipulato è criminale”: “Con un colpo di mano e un accordo fatto alla spalle dell’Assemblea regionale siciliana – commentano – si cancellano 7 miliardi di imposte arretrate che la Sicilia doveva riscuotere dallo Stato. Persino l’esponente regionale Pd Angelo Capodicasa ha ammesso che non avrebbe mai firmato un’intesa del genere”.
E adesso cosa accadrà, è difficile prevederlo, i conti fatti dal Commissario Lutri rimangono inevasi. Intanto la Regione lavora sotto traccia: quasi mille prepensionamenti fra i dipendenti delle ex Province per far quadrare i conti. Dopo l’ultimo round all’Ars, con l’approvazione della norma che allinea definitivamente la riforma delle ex Province alla legge nazionale, la Regione cerca di mettersi al passo con le altre che hanno già adeguato le competenze degli enti intermedi, redistribuito il personale, ottenuto la ripartizione dei fondi a livello nazionale. Mentre tutte le altre Regioni hanno già avviato (e in molti casi concluso) i trasferimenti del personale in esubero, in Sicilia la questione è ancora ferma.
La strada quindi che sta seguendo la Regione è quella dei prepensionamenti. Un’ipotesi al momento, ipotesi che passa da una deroga alla legge Fornero così come avvenuto per i regionali e per i dipendenti delle partecipate. Si prospettano nubi all’orizzonte dell’ex Province a prescindere come detto il lato economico e il rischio dissesto.
Vedremo domani cosa scaturirà nell’incontro nei locali dell’ex provincia con la deputazione nazionale alla luce del voto rinviato sul delicato articolo del ddl enti locali che riguarda la Sicilia.



di Giuseppe Bianca 17 Luglio 2016 | 11:10
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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