Dati economici allarmanti su occupazione e Pil in Sicilia. Proviamo a fare un tuffo indietro nel 2016 quando fu siglato ad Agrigento il 10 settembre il Patto per la Sicilia, presenti tre l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi e il governatore pro-tempore Rosario Crocetta. Entrambi trombati.
Delle somme previste in quell’intesa è stato speso al 31 ottobre del 2018 appena il 2%, i quattro patti stipulati in Sicilia (quello regionale e i tre delle città metropolitane) ammontano a quasi due miliardi di euro, ma i pagamenti monitorati sono appena 65 milioni e 779.000 mila euro. Lo denuncia il Centro studi Pio La Torre in un’indagine pubblicata sul sito istituzionale (www.piolatorre.it).
Come sottolinea l’economista Franco Garufi: «Il portale Open Coesione al 13 marzo scorso chiariva che, per quanto riguarda il patto per la Sicilia, su 917, 5 milioni di dotazione finanziaria a carico del FSC (fondo sviluppo coesione) ed a fronte di 648 progetti monitorati sono maturati pagamenti per appena 54,8 milioni di euro – spiega -. Nessun progetto risulta concluso, il 5% non è stato avviato, il 92% in corso».
Per quanto riguarda la tipologia degli interventi il 77% di essi sono relativi al comparto ambientale, mentre scarsamente presenti sono i trasposti (3%) e l’inclusione sociale (7%). Tra il 2018 e il marzo 2019 la Giunta regionale è intervenuta con ben 20 delibere di modifica dei progetti originariamente previsti dall’allegato B dell’intesa; ciononostante la spesa è rimasta sostanzialmente ferma al palo.
Intanto in Sicilia la crisi, tra il 2008 e il 2014, ha bruciato 160 mila posti di lavoro. E quest’esercito di espulsi dal mercato, «solo per un quarto» è stato riassorbito nel quadriennio successivo. È un passaggio di Zoom Sicilia, il report Cisl-Diste di analisi congiunturale, approfondimento e outlook, che esamina l’economia siciliana alla luce delle fondamentali variabili macroeconomiche: Pil, occupazione, investimenti, consumi, export. Con riferimento all’andamento provincia per provincia. E anche con riguardo ad aspetti spesso ignorati. Fra i dati negativi quello sulla capacità delle imprese di saldare fatture entro i tempi previsti dalla legge, tra quelli positivi un aumento del 26% in un anno della nascita di start up innovative e un buon andamento in alcuni settori.
E le aziende siciliane, in che misura sono in grado di onorare le fatture nei termini di legge? Domande sulle quali il rapporto semestrale che nasce dalla partnership tra Cisl Sicilia e Diste Consulting, fa luce. Il primo numero, la marcia del gambero, è stato presentato martedì scorso a Palermo nell’aula consiliare del Comune, in piazza Pretoria.
All’incontro hanno preso parte: Sebastiano Cappuccio, segretario della Cisl Sicilia; Alessandro La Monica, presidente di Diste Consulting; Pietro Busetta, economista, presidente di Isesst (esperti di studi territoriali) e del comitato scientifico del report. Con loro Roberto Lagalla, assessore regionale dell’Istruzione e formazione; gli economisti Fabio Mazzola e Benedetto Torrisi, prorettore vicario nell’università di Palermo il primo, statistico-economico nell’ateneo catanese l’altro. E Ignazio Ganga per la segreteria confederale nazionale Cisl.
«L’elemento interessante degli ultimi anni una ripresa del settore manifatturiero, quindi provincie che sono forti nel settore manufatturiero o anche in rami come l’agroindustria sono andati meglio come Ragusa e Siracusa».
Nota dolente invece quella dell’occupazione, ad avere un lavoro al netto del sommerso è solo un siciliano su 4.
«Lavora una persona su tre, su 60 milioni di abitanti lavorano 23 milioni, noi in Sicilia su 5 milioni 1milione e tre, quindi evidentemente la situazione è drammatica».
gb
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