Priolo. «Industria, storia di immobilismo politico, dismissioni, crisi ambientale e occupazionale»

di Redazione

Fiom Cgil Siracusa: «Oggi impianti fermi e contratti a tempo determinato non rinnovati sono l’evidenza di una crisi occupazionale in evoluzione»

«Nonostante la propaganda del Governo fatta di impegni e rassicurazioni, nel silenzio complice e servile della politica e di Confindustria, la realtà a Priolo si mostra in tutta la sua tragica rappresentazione.

«Eni dismette di fatto la Chimica di Base annunciando un Piano di Trasformazione che prevede la chiusura dei cracking di Priolo e Brindisi insieme agli impianti di Polietilene di Ragusa, ma a Priolo il problema non è rappresentato solo dalla fuga di Eni, lo stop all’impianto Etilene in combinato disposto con la spegnimento di impianti strategici in Isab e Sasol, la mancata risoluzione della vicenda IAS e l’assenza di un chiaro piano di riconversione, preannuncia una progressiva deindustrializzazione e con pesanti ripercussioni occupazionali e sociali», così in una nota la Fiom Cgil Siracusa.

«Per i metalmeccanici, in un settore dove il 40% circa dei lavoratori ha un contratto a tempo determinato, l’emergenza è un fatto conclamato, appare come una tempesta perfetta che colpisce un territorio vulnerabile e manda un segnale politico inequivocabile: Siracusa, Ragusa e 15 mila lavoratori sono stati lasciati al proprio destino.

«Le aziende del Petrolchimico in questi anni hanno avuto mano libera nello sfruttamento degli operai e del territorio, inquinando e comprimendo attraverso il ricatto occupazionale i diritti dei lavoratori, ma le multinazionali non hanno patria, governano sulla base dei loro interessi, sfruttano i territori e si disfano degli operai quando non servono più. Oggi impianti fermi e contratti a tempo determinato non rinnovati sono l’evidenza di una crisi occupazionale in evoluzione. Non esiste un “capitalismo dal volto umano” si è tutti nella “stessa barca” solo quando c’è da chiedere sacrifici ulteriori ai lavoratori, e di sacrifici i lavoratori ne hanno fatto tanti.

«Questo deve essere un monito per tutti i lavoratori del Petrolchimico, che devono prendere coscienza che cadere nella trappola della “pace sociale”, negare il valore democratico della conflittualità, nel rapporto lavoro – capitale, ci ha reso deboli e allora occorre riconquistare una coscienza di classe e lottare per interessi che sono sempre antagonistici a quelli del capitale e dei padroni. Contro la mistificazione mediatica e istituzionale che vuole mostrare un paese pacificato e passivo, i metalmeccanici siracusani continuano la loro mobilitazione per ricostruire l’industria ed imporre il cambiamento», osserva Recano della Fiom Cgil.

«Il giorno 13 gennaio i metalmeccanici siracusani sciopereranno per richiamare l’attenzione sui gravi problemi che affliggono l’area industriale e per riconquistare il contratto nazionale con la consapevolezza che solo con l’unità e la partecipazione si possono ottenere risultati tangibili per la tutela del lavoro, dello sviluppo e dell’occupazione.

07 Gennaio 2025 | 12:08
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