La guerra in Siria fa prevedere una controffensiva militare occidentale dopo l’uso dei gas. Poco prima delle 3 di notte ora italiana (le 22 a Washington) il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump in un discorso televisivo alla nazione ha annunciato di aver ordinato l’attacco. Gli Stati Uniti operano in stretto raccordo con Gran Bretagna e Francia. L’Italia non da supporto militare all’operazione ma in base ai trattati internazionali concede l’uso delle basi Nato e Usa sul proprio territorio. Da Sigonella da alcuni giorni erano iniziate le missioni esplorative e preparatorie dell’attacco e adesso la base si trova in stato di massima allerta. Aumentate le misure di sicurezza e ristretti gli accessi alla base che di fatto si trova in stato di guerra.
Ma nella prima fase non ci sono state partenze di velivoli. Il primo attacco si è consumato in nottata con un lancio di missili Tomahawk su Damasco e Homs. L’attacco è partito dalle portaerei militari che navigano nel Mar Rosso. Tre gli obiettivi colpiti: un centro di ricerca scientifica militare a Damasco, un centro di comando e un deposito dis toccaggio per armi chimiche a Homs.
La Russia, certificato l’avvenuto attacco, ha fatto sapere che ci saranno conseguenze sul piano internazionale ma non ha chiarito quali saranno.
Per queste operazioni Washington ha molti punti di appoggio oltre alle truppe che operano in Siria: ci sono le basi in Qatar, in Iraq, in Giordania, in Turchia e il coordinamento con gli alleati della regione, a cominciare dai sauditi.
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