Nel cuore della Sicilia, dove la democrazia dovrebbe essere il fondamento di ogni istituzione pubblica, il Comune di Francofonte sembra aver smarrito la rotta, trasformandosi in un feudo amministrativo in cui il confronto è bandito e la trasparenza è ridotta a mera formalità.
Da oltre tre anni, le delegazioni trattanti con le organizzazioni sindacali non vengono convocate. Il dialogo sociale, elemento essenziale per garantire equilibrio e correttezza nella gestione della macchina comunale, è stato sostituito da un monologo autoritario. I dipendenti, privati di rappresentanza, assistono alla paralisi contrattuale mentre il fondo delle risorse decentrate – indispensabile per la valorizzazione del personale – viene costituito in modo irregolare o del tutto ignorato.
Disavanzo e lente della Corte dei Conti
Sul fronte finanziario, la situazione è altrettanto critica: il Comune è in disavanzo e sottoposto alla vigilanza della Corte dei Conti, che ha imposto un piano di rientro. Tuttavia, invece di adottare misure serie e trasparenti, si preferisce procedere a tentoni, tra aggiustamenti contabili e decisioni poco chiare. Il rischio concreto è che a pagarne le conseguenze siano, come sempre, i cittadini e i lavoratori.
Ombre su consulenze e assunzioni
A peggiorare il quadro è la presenza di consulenti “fantasma”, figure che agiscono dietro le quinte nella gestione del personale. Non si tratta di professionisti scelti per competenza, ma di nomi già noti in altri Comuni siciliani, dove hanno lasciato più polemiche che risultati. Un sistema che sembra premiare la fedeltà politica e personale più della meritocrazia e dell’efficienza.
Un appello alla cittadinanza
Francofonte non può essere amministrata come una proprietà privata. Serve un risveglio civico, una presa di coscienza collettiva che riporti al centro legalità, partecipazione e rispetto delle regole. Perché un Comune non è un regno, e i cittadini non sono sudditi.
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