Il tribunale penale di Siracusa ha pronunciato una sentenza di assoluzione con formula piena nei confronti della titolare della casa di riposo “Sant’Antonio” di Francofonte, imputata per omicidio colposo in relazione alla morte di un’anziana ospite di 80 anni. La donna, la mattina del 23 novembre 2020, era precipitata dalla scala esterna dell’edificio, perdendo la vita sul colpo. Un episodio tragico che aveva immediatamente sollevato interrogativi sulle condizioni di sicurezza della struttura e sulle modalità di vigilanza degli ospiti.
La vicenda giudiziaria era iniziata con la denuncia-querela presentata dalla figlia della vittima, convinta che la direzione della casa di riposo non avesse adottato tutte le misure necessarie per prevenire situazioni di pericolo. Secondo la donna, la struttura avrebbe avuto l’obbligo di attuare protocolli più stringenti di custodia e controllo, così da tutelare l’incolumità degli anziani ospitati.
Le indagini svolte dai carabinieri avevano portato la Procura di Siracusa a iscrivere nel registro degli indagati la titolare della residenza, ipotizzando il reato di omicidio colposo per presunte carenze nella sicurezza e nella sorveglianza. Il procedimento era così approdato a dibattimento, dove sono stati ascoltati testimoni, operatori della struttura, tecnici e consulenti.
Proprio l’istruttoria dibattimentale ha però ribaltato il quadro iniziale. Nessuno degli elementi raccolti ha confermato le accuse di omissioni o negligenze a carico della responsabile della casa di riposo. Testimonianze e perizie hanno escluso la presenza di irregolarità nelle condizioni dell’edificio, così come non è emersa alcuna prova di una mancata vigilanza riconducibile alla direzione.
Alla luce di questo quadro, il giudice ha pronunciato l’assoluzione ‘perché il fatto non sussiste’, una formula che indica la totale mancanza di responsabilità dell’imputata. La titolare, difesa dagli avvocati Giuliano e Pasqualino Racioppo, esce così completamente scagionata da un’accusa che per anni aveva pesato sulla sua attività e sulla sua persona.
La sentenza mette la parola fine a una vicenda umanamente dolorosa e giuridicamente complessa, sancendo che la tragica caduta fu un evento imprevedibile e non riconducibile a colpe della struttura.
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