Fa notizia che il Commissario dell’ex Provincia di Siracusa, che si chiama Antonino Lutri, è un funzionario della Regione Siciliana, abbia deciso di dimettersi. Una rinuncia piuttosto clamorosa, perché rivela l’impotenza sostanziale perfino da parte dell’organo sostitutivo, ci sono i creditori (banche) che hanno battuto cassa e pretendono di “rientrare” al più presto di diversi milioni di euro.
Il fatto che un commissario, nella fattispecie quello di Siracusa, che si è dimostrato un burocrate mediocre, decida di andare via, conferma solo che la Regione ha abbandonato al suo destino l’ex provincia siracusana con buona pace della nostra deputazione. La Provincia di Siracusa nel passato fino a venti anni fa, prima dell’era Marziano, e dell’era Bono, come ente era il fiore all’occhiello, oggi è una palla al piede, e lo è (lo sappiamo) perché in passato le vacche erano grasse, da Palermo arrivavano i contributi a pareggio per ripianare le perdite e le generazioni odierne ne stanno pagando le conseguenze. Acquisizioni di immobili, come l’ex palazzo della banca di Risparmio in piazza Archimede, mutui per l’edilizia scolastica sparsi sul territorio, per non parlare del “catafalco” dell’ippodromo, struttura mangia soldi ed è rimasta ancora incompleta (farebbe bene la magistratura a spulciare le carte) hanno fatto sì aumentare debiti fino al 2044, assurdo per leggerezza e ignavia, siamo alla bancarotta. Sul banco degli imputati desidereremmo vedere gli ultimi presidenti della ex Provincia. Quei politici dalla facile demagogia, facili incantatori di gente.
Non sono bastati gli incontri del sig. Lutri con i rappresentanti istituzionali e con i sindacati e le pressioni che ne sono scaturite non hanno sbloccato la situazione.
Il sig. Lutri ha abbandonato la nave che cola a picco, non ha avuto il coraggio di prendere delle sane decisioni che i sindacato invocavano, quali la vendita degli immobili e delle azioni della SAC per rimettere in sesto i conti dell’ente. Il suo curricula è salvo, non porta scritto il dissesto dell’Ente Siracusano, come il motto di una pubblicità “ti piace vincere facile”.
Quello che assistiamo invece la tristezza stampata in viso ai 600 dipendenti, che non sanno a chi rivolgersi se non a quel gran signore che è nella figura del Prefetto Gradone, che questioni calde in questi anni ne ha risolte. Chissà le vie del signore sono infinite.
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