Per il governatore della Sicilia, Nello Musumeci, «i dati sono allarmanti e purtroppo non c’è altra soluzione» perché, spiega, «non si può giocare con la vita e la salute delle persone». Di riaperture se ne dovrebbe parlare il 15 febbraio.
Alle regole previste dalla normativa nazionale per la “zona rossa”, Musumeci, d’intesa con l’assessore alla Salute Ruggero Razza, sono state aggiunte delle misure ancora più restrittive: non sarà consentito fare visita ad amici e parenti. Il presidente della Regione Siciliana si dice “convinto che l’ordinanza senza le misure di vigilanza e senza le necessarie sanzioni rischia di essere inutile” e per questo rivolge “un appello a prefetti e sindaci affinché forze dell’ordine e polizia municipale possano essere mobilitata per questo tipo di attività”. L’ordinanza in vigore fino al 31 gennaio potrebbe non essere l’ultimo giorno in zona rossa per l’Isola. Anzi, non lo sarà. Almeno ad oggi, secondo indiscrezioni che arrivano da fonti della Regione e ambienti sanitari.
Certo, manca una settimana ancora per decidere le nuove zone e la situazione nel frattempo di potrebbe stabilizzare, ma non ci sono troppi indicatori ad oggi che vanno verso questa direzione. Anche se i contagi sono in discesa, o quantomeno stabilizzati, i ricoveri aumentano, soprattutto quelli in terapia intensiva. Segno che no, la situazione non è ancora sotto controllo.
La Scilia resta in zona rossa e da domani sarà l’unica regione d’Italia considerata ad alto rischio di contagio. Piccola consolazione (se consolazione può essere considerata, ma non lo è) la compagnia della Provincia Autonoma di Bolzano che continua a protestare contro questa classificazione e a presentare ricorsi. Se gli altri fanno ‘carte false’ per uscire dalla zona rossa la Sicilia invece vorrebbe altre restrizioni con Musumeci che incontra i prefetti
Sono 14 le Regioni in area arancione, due in più rispetto alla scorsa settimana. Con una ordinanza il ministro della Salute Speranza conferma in area arancione Calabria, Emilia Romagna e Veneto. Restano in questa fascia anche: Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria e Valle d’Aosta. Con le ultime ordinanze firmate oggi sono, inoltre, entrate in fascia arancione anche la Sardegna e la Lombardia, che prima erano rispettivamente in fascia gialla e rossa.
Restano gialle 4 regioni più la Provincia autonoma di Trento. Nello scorso provvedimento era presente la Sardegna che invece da domani sarà arancione. Le Regioni gialle, oltre alla Provincia Autonoma di Trento, sono Campania, Basilicata, Molise e Toscana
Il segretario regionale della Lega Nino Minardo, protesta “Zona arancione per tutta la Sicilia, controlli serrati per il rispetto delle regole, mettendo in campo ogni forza locale o nazionale disponibile; zone rosse solo quando necessarie, mirate e territorialmente individuate per affrontare le specifiche situazioni di emergenza. Questa è la soluzione proposta dalla Lega, in un’ottica di leale collaborazione con il governo regionale e richiamando alle proprie responsabilità il governo nazionale” prosegue il segretario regionale della Lega Nino Minardo.
La Lega condivide in pieno la preoccupazione espressa dal Presidente della Regione sulla necessità di limitare al massimo la diffusione dei contagi così come riconosce il grande impegno profuso da Musumeci e Razza per dotare la rete regionale di un efficiente sistema di terapia intensiva superando le gravissime criticità di sistema accumulatesi da tanti, troppi anni. «Ora però – dice – ci vogliono soluzioni nuove che garantiscano tanto l’interesse pubblico supremo, quello alla salute, quanto gli interessi economici di intere categorie ormai allo stremo. Per questa ragione riteniamo opportuna che il governo regionale chieda al governo nazionale la riclassificazione della Sicilia in zona arancione» conclude il segretario regionale della Lega Nino Minardo.
Musumeci incontra i Prefetti: “I controlli sono essenziali”
La necessità di confrontarsi con i prefetti dell’Isola, nel rispetto delle competenze, per fare il punto sulle singole realtà sociali ed epidemiologiche e concordare una linea comune a tutte le province siciliane per l’applicazione e l’osservanza delle misure di contenimento previste dall’ordinanza che ha istituito in Sicilia, fino al 31 gennaio, la zona rossa.
Questa la finalità dell’incontro in videoconferenza, voluto dal presidente della Regione, Nello Musumeci, con i prefetti siciliani al quale hanno partecipato l’assessore alla Salute, Ruggero Razza, e ai Trasporti, Marco Falcone. I rappresentanti del Governo regionale hanno illustrato i dati epidemiologici, valutati in precedenza dalla Cabina di regia nazionale, che registrano, in particolare, l’indice RT (riferito dunque al periodo 11-17 gennaio) attestarsi sul valore di 1,27. Valori che confermano le preoccupazioni che avevano indotto il presidente Musumeci a sollecitare al ministro Speranza l’istituzione della zona rossa per la Sicilia, pur nella consapevolezza delle limitazioni e dei sacrifici che ne sarebbero derivati.

“Ciò nonostante – ha affermato il governatore – registriamo una mobilità, che riguarda principalmente le tre aree metropolitane e che, da molteplici e ripetute segnalazioni, spesso non corrisponde alle esigenze di lavoro, necessità e salute, previste dall’ordinanza in vigore. A fronte di decine di migliaia di operatori commerciali che mantengono chiusi i propri esercizi nel rispetto delle regole e di milioni di siciliani che fanno altrettanto restando a casa, sono purtroppo tanti, troppi – ha sottolineato Musumeci – i casi di inosservanza che restano impuniti. Come è ben noto, ma è bene ribadirlo per scongiurare eventuali letture diverse dell’opinione pubblica, vigilare sull’effettiva osservanza delle disposizioni non è di nostra competenza. Faccio perciò appello ai prefetti a disporre maggiori e più capillari operazioni di controllo, da effettuare con l’ausilio delle forze dell’ordine, della polizia locale e del contingente dell’esercito impegnato nell’operazione ‘Strade sicure’, per consentirci di essere, alla fine del mese, fuori dalla zona rossa imposta non dal presidente della Regione ma da valori di contagio che purtroppo restano preoccupanti. Il mio compito – ha concluso il governatore – non è agire con l’occhio al termometro del consenso popolare ma scongiurare la conta tragica delle tante vittime di ogni giorno”.
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