Uno, due casi sono un conto, ma quando a voler restare non è solo la rosa di prima squadra ma un intero organico, allora bisogna capire cosa c’è dietro tutte queste dichiarazioni d’amore che in questi giorni portano ad una sola conclusione: tutti sarebbero felici di restare in maglia azzurra anche per la prossima stagione. Che la prospettiva di militare in una squadra che è stata appena promossa in Lega Pro, sia già da sola una buona ragione, non ci sono dubbi. Ma dev’esserci necessariamente dell’altro a giustificare questo superattaccamento da parte di gente abituata a passare da una squadra all’altra e da una società all’altra. E allora bisogna guardare in altre direzioni. Prima di tutto nel clima familiare che si è creato nel Siracusa di quest’anno, un clima che è stato anche il segreto di un girone di ritorno da incorniciare e che chiama in causa chi lo ha favorito con un’azione encomiabile sotto qualsiasi punto di vista la si guardi. E quando in una società di calcio avvengono di questi miracoli bisogna rendersi conto che tutto l’organigramma ha dei meriti, dal patròn che ha indovinato tutto quello che c’era da indovinare, alla direttrice generale che si è rivelata una miscela di positivismo e di innovazione, al direttore sportivo che anche nei momenti difficili ha saputo conservare il suo self-control. Ma in un momento in cui la regolarità amministrativa, soprattutto in campo dilettantistico, va costantemente a farsi benedire, pensiamo che sia motivo di forte gradimento quando questa viene invece rispettata, così com’è avvenuto al Siracusa. C’è infine da considerare il feeling che si è creato fra la squadra e i suoi tifosi e fra la squadra e la città, con una sorta di saldatura che ha reso un rapporto occasionale molto più duraturo di quanto fosse lecito aspettarsi. Ora però non vorremmo trovarci al posto di Gaetano Cutrufo, di Andrea Sottil e di Antonello Laneri, i tre che dovranno decidere sugli elementi da riconfermare e su quelli che saranno lasciati liberi di imboccare altre strade, non rientrando più nei piani tecno-tattici del Siracusa. Scelte dolorose da non prendere a cuor leggero perché il fatto di trovarsi alle dipendenze di una buona società, idolatrati da un buon pubblico e di vivere in una città che, con tutti i suoi difetti, resta sempre una gran bella città, spesso esalta i valori tecnici individuali fino a portarli al massimo grado di rendimento. E poi, al “vengo anch’io” si può rispondere “no, tu no”?
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