
L’azienda di semiconduttori StMicroelectronics Italia ha avviato un piano di ristrutturazione globale che al momento richiederà la cassa integrazione guadagni ordinaria per il sito di Catania, eccetto il nuovo investimento chiamato WSiC, per circa una settimana in marzo e circa una settimana in aprile.
Saranno coinvolti un massimo di 2.500 dipendenti su un totale di 5.400 dipendenti a Catania. E’ quanto si apprende da fonti qualificate. La riduzione temporanea non è correlata al programma globale annunciato da StM per ridisegnare la base manifatturiera, accelerando la capacità produttiva del silicio e del carburo di silicio ridimensionando la struttura di costo globale.
Ma dietro le scelte strategiche si nascondono incognite che coinvolgono e preoccupano i lavoratori anche dello stabilimento di Catania cuore dell’Etna Valley e polo strategico per la produzione di semiconduttori in carburo di silicio.
Secondo quanto raccolto da Dossier la riorganizzazione dell’azienda metterebbe a rischio l’impianto di produzione CT6, la parte più antica dello stabilimento di Catania, e alimenta timori per i settori legati all’automotive e ai semiconduttori. Sindacati e politica si mobilitano per evitare tagli e salvaguardare l’occupazione.
«Con carattere di urgenza – dichiarano Pietro Nicastro, segretario generale Fim Cisl Sicilia e Francesco Rimi coordinatore Rsu Fim Cisl – abbiamo chiesto fortemente, nella giornata di ieri al Presidente della commissione attività produttive On. Vitrano, che il governo regionale attivasse con celerità (l’orologio della microelettronica viaggia a velocità doppia) i propri canali e si facesse promotore di un tavolo tecnico presso il ministero del Made in Italy per un incontro al fine di affrontare la questione del piano industriale del sito di Catania e del design center di Palermo, fondamentali per l’economia siciliana e catalizzatore di eccellenze siciliane».
Lo scenario di riferimento di StM, come comunicato dalla multinazionale a fine gennaio, resta difficile nel primo trimestre 2025: continuando a far fronte ad un ritardo nella ripresa e ad una correzione delle scorte nel settore Industrial e ad un rallentamento nell’Automotive, entrambi in particolare in Europa.
Per gestire proattivamente la situazione, come si è soliti fare in un’industria «ciclica» come quella dei semiconduttori, spiegano fonti del dossier, si interviene riducendo fra l’altro i livelli di attività in tutte le strutture manifatturiere globalmente.
Le misure varate includono riduzioni temporanee dei livelli di produzione, così come chiusure selettive delle fabbriche dai 5 ai 19 giorni come durata, a seconda dei siti, soprattutto nel primo trimestre.
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