Per gli immigrati ospiti nei centri di accoglienza, finiti sotto inchiesta, acquistavano capi d’abbigliamento, generi alimentari e ordinavano persino caviale e champagne. Ma gli ordinativi erano solo sulla carta perché servivano per emettere fatture per operazioni inesistenti, come quelle riscontrate dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza, che ha indagato a lungo sulle cooperative e sulle onlus che gestiscono i centri di accoglienza nella nostra provincia.
Operazione “affare immigrazione” condotta dalla Guardia di Finanza di Siracusa per gli immigrati ospiti nei centri di accoglienza, finiti sotto inchiesta, acquistavano capi d’abbigliamento, generi alimentari e ordinavano persino caviale e champagne. Ma gli ordinativi erano solo sulla carta perché servivano per emettere fatture per operazioni inesistenti, come quelle riscontrate dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza, che ha indagato a lungo sulle cooperative e sulle onlus che gestiscono i centri di accoglienza nella nostra provincia.
Alla fine delle indagini, scattate già a partire dall’agosto 2013, cinque associazioni sono finite nelle maglie della giustizia avendo potuto appurare che in molti casi le fatture erano state gonfiate per un complessivo riscontrato di 1 milione 351 mila euro.
Dalle indagini delle fiamme gialle, coordinate dal procuratore capo Francesco Paolo Giordano, e scattate su input della Prefettura del capoluogo, sono emerse situazioni paradossali come nel caso di stock di panettoni e spumante in occasione del Natale allo scopo di gonfiare i costi e abbattere apparentemente i ricavi. Degli episodi di evasione fiscale dovranno rispondere diciannove persone, coinvolte a vario titolo nell’inchiesta della magistratura siracusana.
L’intrecciata maglia degli interessi per la gestione dei centri di accoglienza per immigrati, che conduce anche al caso “Mafia capitale”, ha spinto i deputati movimento cinque stelle, che fanno parte della commissione Cie-Cara, a chiedere l’audizione del prefetto di Siracusa e del vertice provinciale della guardia di finanza: “Non possiamo sempre sorprenderci quando vengono alla luce queste situazioni – afferma la parlamentare Maria Marzana – Audire chi conduce le indagini, chi cerca di porre un freno al malaffare, serve anche a togliere qualsiasi alibi a questa classe politica che predica soltanto buone intenzioni”.
“Quanto emerso dalle indagini della Guardia di Finanza di Siracusa – fa eco il deputato regionale del M5S, Stefano Zito – potrebbe essere solo la punta dell’iceberg perché, in Italia siamo bravi a trasformare le emergenze in affari”.
I controlli dei militari delle fiamme gialle hanno interessato tutte le coop e le onlus che gestiscono i centri di accoglienza sul territorio: “In tutte le attività ma soprattutto nella nostra, conta molto il capitale sociale, cioè quel patrimonio di credibilità e buona reputazione riconosciuta dalla società civile – dice Sofia Labid, responsabile e mediatrice culturale dei centri Sprar in provincia di Siracusa – Un mercato inquinato, quindi, distrugge il capitale sociale accumulato in anni di sacrifici al servizio dei più deboli, travolgendo tutto e tutti. Lo Sprar impone agli enti gestori di fatturare esclusivamente sulla base di una rigida rendicontazione. Così, viene rimborsato esclusivamente quel che si spende in personale, alloggi, vitto e attività d’integrazione sociale. Una buona gestione consente spesso di fare scendere i costi molto al di sotto delle 30 euro al giorno per ospite riconosciuti dal Ministero”.
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