Siracusa. «Siamo diventati immemori e ingrati», incapaci di emulare i nostri grandi

di Giuseppe Bianca

Siracusani sono cittadini  immemori  e  ingrati  come  dice  Lucia Acerra di Italia Nostra? Senza   identità   contemporanea? Sono  solo  interessati  della loro storia scritta dai loro Avi? Forse il loro hard disk mentale  è  così  occupato   dalla   storia   trimillenaria che non c’è spazio per quella contemporanea? Sarà,  forse,  a  quanto  pare «si».  E’ un errore?E’ un errore non ricordare  i  179  siracusani  che hanno pagato con la   loro   vita   condividendo   la   resistenza   per liberare l’Italia dal nazifascismo?  E’  mai possibile che nessuno ricorda più il tributo del sangue  versato  per  il  25 aprile?E’  un  errore  non  celebrare    la    giornata    per   i   lavoratori   siracusani  che  ci  riporta  al   ricordo   indelebile   di quelle giornate tristi macchiate  di  sangue  di cinquant’anni fa ad Avola? Il  giorno  dell’eccidio, il  2  dicembre  1968,  i  lavoratori   agricoli   in   sciopero.     Con    una    stele  posta  all’interno dell’area  dell’ospedale  Di  Maria  con  una  piccola    funzione    e    null’altro, niente iniziative nel sociale e nelle scuole?E’  un  errore  con  celebrare   i   personaggi   siracusani  più  insigni  che  appartengono  al  Risorgimento,   la   cui   lista è lunga, e a cui è stata dedicata una via in  città?  Che  non  fu soltanto  un  personaggio  ad  essere  fucilato  in piazza duomo ma in tanti?Altro  tema  importante  ed  è  quello  dell’Armistizio   di   Cassibile   della  seconda  guerra  mondiale con il quale, il  3  settembre  1943,  l’Italia  proclamò  la resa     incondizionata     agli  Alleati.   Celebrato  grazie  solo  alla  solidarietà  della  comunità  cassibilese.   In  altri  posti  del  Paese  questo   episodio   storico   sarebbe    paragonato    all’Altare  della  Patria.  Politici  assenti  per  un  evento che ha segnato  le  sorti  dell’ultimo conflitto mondiale. Può  bastare  una  statuetta  per  ricordare  il  figlio siracusano più illustre al mondo: Archimede? In alcune città onorano  anche  le  formiche,  perché  quelle  hanno.  I  Siracusani  lacunosi,  da   demenza   senile,   non   sono   riusciti   a   realizzare  un  museo  permanente  della  vita  e  delle  opere  di  uno  dei   più   grandi   geni   mondiali.   Iniziative  ricorrenti  tutto  l’anno.  Con lo scopo di fornire al visitatore, al passante,  il  quadro  autentico  e  concreto  di  un  fatto  storico.   Non  ricordarlo  meritamente   rappresenta   una   vergogna assoluta. Non  osiamo  ricordare  le  prive  iniziative  per  lo scrittore Elio Vittorini  dove  stendiamo  un  velo  pietoso:  si  è  iniziato  con  manifestazioni  altisonanti  e  poi  l’oblio; lo stesso come Vitaliano  Brancati  siracusano  di  Pachino,  nulla;  lo  stesso  come  Salvatore  Quasimodo  siracusano  di  Modica  (allora   facente   parte   del   nostro   territorio)   nulla;  lo  stesso  come  Salvo Randone, grande  attore  siracusano  riconosciuto   in   campo  mondiale,  la  sala  Randone  di  via  Malta  cancellata     sostituita     col  nome  Urban  Center  e  poi  il  nulla  così  come  è  stato  cancellato dalla memoria dei siracusani.  Altro   figlio   illustre Enzo  Maiorca,  nel  dimenticatoio.  Per   non   dimenticare  molti  altri  ancora,  intellettuali  ed  anche  giornalisti  di  certo  valore,  a  cominciare  da  Vincenzo    Moscuzza    che  è  stato  un  maestro di tanti di noi. E  come  non  ricordare  un  uomo  onesto  e  pulito   «prestato   alla   politica»     come     lui     stesso si definiva, che è  Concetto  Lo  Bello,  colui che salvò l’INDA da  morte  sicura  dallo  scioglimento   già   decretato legge n. 70 del 1975 sulla riforma del Parastato.     Per    non    parlare  della  Cittadella dello sport e di altre iniziative. Tutto  questo  è  inde gno   dimenticare   cotanti   illustri   concittadini  che  hanno  reso  famosa   Siracusa   in   Italia e nel mondo.  L’invito all’amministrazione  locale,  associazioni  operanti  nel  sociale,  i  privati  cittadini  si  facciano  promotori  di  un  decalogo  di  appuntamenti   che   nel   corso dell’anno devono  e  debbono  fare  rispettare a tutti. Pur  nelle  specificità di  interessi  e  risultati,  ciò  che  dovrebbe  tutti  noi accomunare per il ricordo  di  questi  insigni  studiosi  è  la  consapevolezza  che  con  l’espressione  «luoghi della  memoria»  si  rimanda    sempre    ad    una  pluralità  di  situazioni e significati, oltre che   di   possibilità   di   approccio. Molteplici sono innanzitutto  le  modalità  di  valorizzazione    e    di    utilizzo  dei  «luoghi  di  memoria»:   un   luogo   può  infatti  rimandare  a  una  storia/memoria  dominante o a più storie/memorie,    proprio    perché in passato può aver  assunto  rilevanze  e  funzioni  diverse,  a seconda del periodo e dell’uso che se ne è fatto.  Inoltre  un  luogo  può  presentarsi  in  una  dimensione fluida e articolata, anche perché il ricordo dei testimoni offre  un  ulteriore  materiale  di  riflessione, ricco   e   insidioso   al   tempo stesso. Anche  Papa  Francesco    ha    sottolineato    «che un popolo senza memoria  è  un  popolo  secco». Infine,  un  luogo  può essere  inserito  a  pieno titolo in un itinerario di  conoscenza  storica  e  turistica,  a  patto  di  essere   indagato   con   gli  strumenti  e  le  modalità della ricerca che collocano  le  fonti  e  la  memoria   tra   gli   elementi     indispensabili     per  la  ricostruzione  di  precise  vicende  e  situazioni. Ed  ancora,  il  principio  di   «luogo   di   memoria»  chiama  in  causa  i   valori   fondamentali   della  comunità  che  lo  frequenta e lo fa vivere,  dal  momento  che,  oltre  ad  esprimere  la  fiducia  collettiva  nei valori  di  educazione,  istruzione,   conoscenza   sottesi   alla   sua   istituzione,  contemporaneamente ne custodisce  e  forgia  i  valori  di  cittadinanza  posti  a  fondamento  di  quella  stessa società. In  estrema  sintesi,  ci  rifiutiamo pensare che i siracusani soffrano di demenza  senile  per  i  loro   concittadini   che   con la loro intelligenza sono riusciti a dare un contributo  di  crescita  sociale  e  civile  per  lo  sviluppo  del  territorio:  chi  dimentica  il  passato  non  ha  futuro  ed  abbiamo   bisogno   di   sentire  il  profumo  del  passato per dare il giusto valore al presente

di Giuseppe Bianca 04 Maggio 2020 | 10:05
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