Questa settimana è stata il momento della verità sul modus operandi da parte di tutti a Siracusa come affrontare il nemico invisibile che colpisce la persona men che meno l’aspetti ai polmoni per renderla innocua ai farmaci e salutarci per la dipartita.
La Sicilia ha dovuto fronteggiare l’arrivo di oltre 35.000 persone rientrate dalle regioni del nord dopo l’annuncio del decreto sulla zona rossa per paura di contrarre il Covid-19, incurante che il virus viaggiava con loro con aspetti asintomatici pronto per la trasmissione nonostante la quarantena. Una fiumana di presunti infetti che potrebbe decimare la popolazione nonostante gli sforzi dei politici regionali di misure restrittive nel commercio e nella società. Con un unico obiettivo evitare di sovraffollare la precaria sanità siciliana numericamente e qualitativamente inferiore a quella del Nord.
Non è un mistero che la rete sanitaria in Sicilia è meno efficiente di quella lombarda, che non ha fatto tagli nel corso degli anni. La soluzione da attuare per tamponare ed evitare che il contagio si ripeta anche nelle nostre zone è seguire le linee guida governative. Basandoci sulle strutture a disposizione e in termini di attrezzature e personale, è difficile immaginare cosa possa accadere a Siracusa se l’epidemia prendesse il sopravvento.
Il timore, quello degli addetti ai lavori, di non avere abbastanza forza da impiegare in “trincea” se il virus dovesse sfondare è dovuto anche ai buchi cui la sanità ha dovuto far fronte.
Come nel caso della Sicilia, dove a metà 2019 una voragine da 153 milioni ha prodotto per cinque ospedali siciliani (Civico, Villa Sofia-Cervello, i Policlinici di Palermo e Catania e il Papardo di Messina) un piano di rientro molto severo fatto di tagli ed esuberi e la dimenticanza dell’Umberto I di Siracusa.
Per non parlare della precaria preparazione sanitaria a Siracusa dove attualmente v’è uno scontro tra l’Ordine dei Medici e l’Asp sulla vicenda riguardante la drammatica carenza di kit di protezione individuale e alla mancata fornitura della stessa Asp ai medici di medicina generale, ai pediatri di libera scelta, così come ai medici ospedalieri e a tutto il personale sanitario. Una straordinaria umanità espressa dai medici e per il senso di responsabilità con cui stanno affrontando in prima linea questa grave emergenza, rischiando. Per non parlare di una lettera di protesta all’assessore regionale Razza per il comportamento ostile del dirigente generale Asp che a dir loro andrebbe rimosso.
Altro caso che scotta all’Umberto I, nell’ambito dei servizi di individuare persone sottoposte ai controlli anti coronavirus, alla stazione ferroviaria di Siracusa provenienti da possibili focolai, è stata individuata una donna giorni fa che ha attraversato l’Italia da Nord a Sud nonché da Palermo a Siracusa la quale doveva essere sottoposta in quarantena è stata rifiutata dai parenti in città per pericolo contagio, sorpresa dalla Municipale allertata la Sanità che prelevata dalla stazione viene portata al presidio ospedaliero e lasciata in quarantena a dimorare nello spazio antistante gli uffici della Polizia e il Pronto soccorso, malmessa con la mascherina sporca da chissà quanti giorni, utilizzando i bagni e la macchinetta delle bevande h.24.
Questo caso emblematico ci fa riflettere quanta ignoranza regna sovrana. Una donna in quarantena lasciata libera di circolare senza tra le altre cose sottoposta a tampone. Siamo al suicidio. E’ inutile predicare bene e razzolare male. Dopo la nostra denuncia su Libertà non sappiamo la destinazione e la cura per questa donna indifesa (ci informeremo).
Ma una cosa non ci torna: l’«Ignoranza» come un attacco alla «democrazia». Per alcuni «la laurea a che serve». Forse per raggiungere il titolo accademico hanno imparato a memoria le nozioni per rimanere fondamentalmente con quella cultura familiare, col ceppo, con quel modus operandi che si tramanda da padre in figlio e idem per la donna? Per poi dimenticarsi di tutto. Altro che master, aggiornamenti. Solo il calendario per la riscossione dello stipendio. Chissà? Speriamo non tutti.
La premessa era d’obbligo.
La laurea non è certo garanzia di intelligenza, di onestà, di sensibilità o di competenza.
Probabilmente conosciamo tutti persone che hanno una o più lauree, che sono persone non da disprezzare per quello che dicono e per quello che fanno, ma una parte di esse (?!?)
Una cosa risulterebbe chiara come spesso accade sui social, chi commenta non ha letto bene quello che c’è scritto, capisce fischi per fiaschi, non conosce bene né le parole che usa né quelle che legge.
Insomma l’ignoranza e non basta avere titoli accademici se poi caratterialmente sei senza «Comprendonio».
Per il solo piacere di farsi chiamare dott. o dott.ssa. Mah, come dicono a Roma, che poverelli…
Senza offesa per nessuno.
Comunque donna rumena al Pronto soccorso «docet».
Se per ipotesi quella povera donna fosse contagiata? Un focolaio a cielo aperto. Dovremmo mettere a fustigazione la maggior parte della classe dirigente locale, presunti accademici, negligenti nel modo di gestire l’emergenza sanitaria a Siracusa.
No, non ci vogliamo credere, che il cielo aiuti in primis quella donna ripudiata dai familiari e dimenticata dalla società per la sola colpa di essere una pendolare del lavoro e della sfortuna di non avere l’affetto di una famiglia.
Per finire sull’ignoranza. La laurea serve ma non garantisce che il soggetto sia sensibile, intelligente, empatico, beneducato, cortese: ma tutto questo non garantisce che sia onesto e ritorniamo all’ambiente familiare e alla educazione; transeat!
Infine, registriamo un intervento dell’avv. Giovanni Sallicano che ci ha sottoposto una nota che alleghiamo integralmente, riguardante la deleteria chiusura domenicale dei supermercati: «Sono norme e le rispetto per me e per gli altri. Prima di tutto sono un cittadino. Ma siccome non mi ritengo imbecille e l’unica mia granitica certezza è il dubbio, cerco di ragionare ed eventualmente anche criticare. Ed allora, la chiusura domenicale produce l’effetto contrario. La gente lavora durante la settimana e ha possibilità di fare la spesa solo il sabato e la domenica. Ieri mattina, davanti a un supermercato di Via Tisia c’era una fila chilometrica (seppur le persone rispettavano disciplinatamente la distanza) e questo non ha un gran senso. Io me ne sono scappato. Sarei ancora lì. La domenica era uno sfogo e consentiva di diluire la spesa in due giornate. Tutto qui.
«E invece quel genio di Musumeci sposa e scimmiotta la c.d. linea dura dei suoi colleghi leghisti del nord, che prima incoraggiavano alla solita vita della Milano da bere e ora si trovano a recitare il ruolo degli sceriffi stupidi».
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