Si è concluso con pene severissime il processo di primo grado a carico di Giuseppe Iacono e Rosario Salemi, ex agenti della Polizia di Stato finiti al centro di una delle inchieste più clamorose degli ultimi anni sul narcotraffico in Sicilia.
Arrestati nell’ottobre 2022, i due erano accusati di aver fatto parte di un’associazione criminale dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti, oltre che di corruzione, peculato e falso in atto pubblico.
Il tribunale ha inflitto a Iacono 26 anni di reclusione e una multa di 117 mila euro, mentre Salemi è stato condannato a 27 anni e a 120 mila euro di ammenda. Entrambi sono stati interdetti a vita dai pubblici uffici e dichiarati decaduti dal rapporto con la Polizia di Stato. È stata inoltre disposta la confisca dei beni per un valore massimo di 260 mila euro per Iacono e 209 mila per Salemi.
Le pene superano persino le richieste avanzate dai pubblici ministeri Stefano Priolo e Alessandro Sorrentino, che avevano domandato rispettivamente 22 e 24 anni di carcere. Gli avvocati difensori dei due agenti hanno preannunciato appello.
I precedenti e i coimputati
Nel procedimento figuravano anche altri soggetti già coinvolti in vicende giudiziarie legate al traffico di droga. Giancarlo De Benedictis e Riccardo Di Falco, già detenuti e condannati in passato dalla Corte d’Appello di Catania, hanno ricevuto un’ulteriore pena di un anno di reclusione in continuazione con la precedente sentenza.
Per il capo del clan mafioso, Francesco “Cesco” Capodieci, oggi collaboratore di giustizia, il procedimento era stato definito con rito abbreviato.
Le indagini: droga sottratta ai sequestri e rivenduta alle piazze di spaccio
L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Siracusa e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, ha ricostruito un intreccio di relazioni illecite che, tra il 2011 e il 2018, avrebbero permesso ai due agenti di rifornire le principali piazze di spaccio siracusane.
Secondo gli investigatori del Gico della Guardia di Finanza, Iacono e Salemi avrebbero sottratto parte della droga sequestrata durante operazioni di polizia e, dopo le analisi di laboratorio, l’avrebbero sostituita con materiali di copertura – mattoni di terracotta al posto dell’hashish o mannitolo invece della cocaina – per poi cederla agli ambienti criminali locali in cambio di denaro.
I legami con il “Bronx” e le accuse di favoreggiamento
Le indagini hanno inoltre svelato un legame stabile tra i due agenti e la cosiddetta gang del Bronx, guidata in quegli anni proprio da Capodieci, oggi uno dei principali testimoni dell’accusa.
Dalle intercettazioni e dagli atti dell’inchiesta emerge come Iacono e Salemi avrebbero fornito ai gruppi criminali informazioni riservate su indagini in corso, intercettazioni, microspie e verbali dei collaboratori di giustizia, garantendo di fatto l’impunità ai loro complici.
Un sistema corruttivo durato anni
Oltre ai profitti ottenuti dalla vendita della droga, i due ex agenti avrebbero mantenuto un rapporto corruttivo stabile e continuativo con gli esponenti delle organizzazioni mafiose siracusane, ricevendo pagamenti periodici per la loro “protezione” e per le informazioni riservate fornite.
Con questa sentenza, si chiude il primo capitolo di un processo che ha messo in luce un sistema di collusione tra forze dell’ordine e criminalità organizzata, destinato a restare a lungo nella memoria giudiziaria siciliana.
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