«La Sicilia non si cambia con gli slogan e nemmeno si conquista la fiducia dei siciliani affidandosi a frasi ad effetto. Quello che abbiamo ascoltato ieri – ‘decuffarizzare la Sicilia’ – cosa significa? Forse volevano dire decaffeinare?” Con queste parole, il leader di Sud chiama Nord, Cateno De Luca, ha aperto la conferenza stampa all’ARS, denunciando l’esistenza di un sistema regionale profondamente malato. Alla conferenza si è presentato con un pacco simbolico destinato al presidente della Regione Renato Schifani: un irroratore agricolo, metafora del “diserbante” necessario a liberare la Sicilia dalle lobby che, secondo De Luca, controllano il sistema regionale.
«La questione è molto più grave di un semplice cambio di assessori, ha proseguito. Ci troviamo di fronte a un sistema che agisce come un’associazione a delinquere. La Regione siciliana è ormai in mano a lobby che condizionano ogni settore essenziale: sanità, rifiuti, acqua, energia, demanio, trasporto pubblico locale. Tutti ambiti che dovrebbero garantire diritti e sviluppo e che invece mostrano un sistema marcio. Non esiste un dirigente regionale che possa operare senza dover rendere conto a un padrone politico: un vero e proprio pizzo legalizzato che si aggiunge a quello della malavita».
De Luca ha sottolineato come oltre il 60-70% delle leggi del Parlamento siciliano siano di fatto disapplicate dalla burocrazia, dominata da logiche di clientelismo e spartizione politica. «Io conosco dirigenti bravi e liberi – ha precisato – ma ci sono anche funzionari schiavi che non possono nemmeno riceverti senza l’assenso del deputato che li ha nominati».
Rivolgendosi a chi invoca le dimissioni del presidente Schifani, De Luca ha spiegato: «Le dimissioni a cosa servirebbero? Schifani è stato democraticamente eletto e ha il dovere, il diritto e l’obbligo di governare questa terra. Ma deve farlo con buon senso e riformando radicalmente gli elementi strutturali ormai patologici della Sicilia. Può cominciare già con la legge di stabilità. Noi siamo pronti a sostenerla, pur stando all’opposizione, se conterrà norme di discontinuità e buon senso».
Durante la conferenza, De Luca ha affrontato casi concreti di malfunzionamento della Regione, come il monopolio familiare nel trasporto pubblico locale legato ad Antonio Scelfo, con un giro d’affari stimato di circa un miliardo e mezzo di euro, e la nomina contestata di Alessandro Mario Caltagirone all’Asp di Siracusa, che ha poi portato al commissariamento dell’azienda sanitaria. Anche la gestione delle Zone Economiche Speciali (Zes) è stata criticata, con uffici periferici che non rispettano le procedure telematiche nazionali, trasformando un sistema pensato per semplificare in un vero e proprio accanimento burocratico.
Il gesto simbolico dell’irroratore, consegnato a Palazzo d’Orléans ai collaboratori del presidente Schifani, è stato definito da De Luca come ‘il diserbante delle riforme’: un invito a bonificare il sistema regionale dalle incrostazioni di clientelismo e lobby. «Non è una guerra tra destra e sinistra – ha detto – ma una battaglia per la dignità della Sicilia. Bisogna mettere il diserbante, disinnescare le lobby e garantire efficienza, trasparenza e semplificazione».
Infine, De Luca ha annunciato il percorso verso il ‘governo di liberazione’, che verrà presentato a gennaio e che punta a liberare la Sicilia dal pizzo legalizzato e dalle logiche clientelari. «È arrivato il momento di ripartire – ha concluso –. Non possiamo più pagare il prezzo di un sistema che umilia cittadini e imprese. Liste d’attesa interminabili, conferenze dei servizi che non si tengono, trasporto pubblico nelle mani di una famiglia: questa è la vera emergenza della Sicilia».
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