In foto: Totò Cuffaro, leader della DC ed ex presidente della Regione SiciliaVent’anni dopo l’inchiesta che lo ha poi portato alla condanna per favoreggiamento alla mafia, i carabinieri del Ros bussano alla sua casa poco dopo le otto di mattina.
Salvatore Cuffaro, detto Totò ‘vasa vasa’, non era ancora uscito quando gli è stato notificato il decreto di perquisizione disposto dalla Procura di Palermo e l’invito a comparire per rendere l’interrogatorio davanti alla gip Carmen Salustro.
Le accuse a carico dell’ex governatore siciliano sono pesanti – corruzione, turbata libertà degli incanti, associazione a delinquere – tanto che per l’ex presidente della Regione e altri 17 tra cui l’ex ministro del governo Berlusconi Saverio Romano, i pm hanno chiesto gli arresti domiciliari.
Solo dopo averli sentiti, come prevede ora la legge, il magistrato deciderà se disporre la misura cautelare e per Romano, parlamentare di Noi Moderati, chiedere l’autorizzazione a procedere. Dalle pagine dell’indagine dei pm, coordinati da Maurizio de Lucia, viene fuori l’ennesimo caso di mala amministrazione della cosa pubblica con al centro un comitato d’affari occulto, al cui vertice ci sarebbe proprio Cuffaro.
La talpa è un alto ufficiale dei Carabinieri
Si allunga l’elenco di indagati nell’ambito della inchiesta della Procura di Palermo sugli appalti pilotati nella Sanità. Secondo gli inquirenti un carabiniere sarebbe stato una ‘talpa’ di Cuffaro.
Si tratta del tenente colonnello dei carabinieri, Stefano Palminteri, iscritto nel registro degli indagati. Il carabiniere, che era a capo dell’Ufficio Ordinamento Addestramento Informazioni Operazioni della Legione Sicilia e da qualche tempo è stato spostato in altro servizio, è indagato per rivelazione di segreto d’ufficio. Avrebbe rivelato delle notizie coperte dal segreto istruttorio.
“Ha allertato Cuffaro e Pace dell’esistenza di indagini”
Per Palminteri la Procura di Palermo ha chiesto gli arresti domiciliari. “In violazione dei doveri inerenti alla propria funzione rivelava notizie d’ufficio che dovevano rimanere segrete e in particolare allertava Cuffaro e Pace (il deputato regionale della Dc, pure lui indagato) dell’esistenza di indagini che avrebbero potuto riguardarli”, scrivono i sostituti Giulia Falchi e Andrea Zoppi nella richiesta di custodia cautelare, inoltrata al gip di Palermo.
Secondo Cuffaro, intercettato in una conversazione dagli inquirenti, il colonnello Palminteri aveva cercato di “barattare” le notizie fornite chiedendo “di mettere sua moglie in questa cosa del microcredito…”. Insomma: informazioni riservate in cambio di lavoro per la moglie.
Tutto parte dall’Asp di Siracusa: gare truccate, promesse di favori e incarichi
Secondo l’accusa, l’ex presidente della Regione avrebbe utilizzato l’influenza guadagnata nel corso della sua lunga carriera politica e messo a disposizione la sua rete di conoscenze per incidere su concorsi, gare di appalto e procedure amministrative in modo da favorire imprenditori amici, procurare loro vantaggi e al tempo stesso rafforzare il proprio consenso.
I pm parlano di una associazione criminale in grado di “infiltrarsi e incidere sulle attività di indirizzo politico-amministrativo della Regione Sicilia e catalizzare il consenso elettorale del maggior numero di cittadini”.
Al centro dell’attività del comitato d’affari nomine di dirigenti e funzionari pubblici e regionali negli enti e apparati amministrativi di maggior rilievo nell’ambito di settori nevralgici come la sanità, gli appalti e le opere pubbliche, “in modo tale da potere poi condizionare, attraverso questa pregressa opera di fidelizzazione, l’attività di indirizzo politico-amministrativo della Regione Sicilia”, dicono i magistrati. Gli indagati, politici, imprenditori, funzionari pubblici e manager della sanità verranno sentiti nei prossimi giorni. E se Romano, che sostiene di aver saputo dell’inchiesta dai media, annuncia una conferenza stampa in cui ribatterà alle accuse, Cuffaro si dice fiducioso nella magistratura.
Al centro dell’inchiesta, oltre a una mazzetta che attraverso l’ex governatore e il capogruppo della Dc Carmelo Pace, sarebbe stata fatta avere da un imprenditore al dg del Consorzio di bonifica occidentale della Regione Sicilia Giuseppe Tomasino, ci sono una gara bandita dall’ASP di Siracusa e il concorso pubblico a 15 posti a tempo indeterminato per operatore socio sanitario all’azienda ospedaliera Villa Sofia-Cervello di Palermo.
Secondo la Procura, il direttore generale dell’Asp di Siracusa Alessandro Maria Caltagirone, la cui nomina era stata sponsorizzata da Cuffaro, con l’intermediazione del faccendiere Antonio Abbonato, dell’ex parlamentare calabrese Ferdinando Aiello e di Saverio Romano, avrebbero fatto vincere la gara alla Dussmann Service S.r.l., ottenendo, in cambio, il miglioramento delle condizioni contrattuali di due dipendenti segnalati da Cuffaro, la promessa di subappalti concessi dalla Dussmann a ditte “amiche” e un incremento del valore delle prestazioni e del volume dei lavori per cui la stessa azienda si sarebbe rivolta alla Euroservice S.r.l. di Sergio Mazzola.
Per la Dussman avrebbero “trattato” con gli indagati Mauro Marchese e Marco Dammone, rappresentante legale e funzionario commerciale della srl. Mazzola era stato presentato loro come un amico personale da Saverio Romano.
Per i pm sarebbe stato possibile pilotare la gara grazie alla complicità dei componenti della commissione aggiudicatrice e Giuseppe Di Mauro, pubblico ufficiale, responsabile unico del procedimento.
Nel capitolo del concorso truccato sono invece coinvolti Roberto Colletti, ex commissario straordinario prima e direttore generale poi dell’azienda Villa Sofia Cervello e Antonio Iacono, direttore del “Trauma Center” della stessa azienda e presidente della commissione esaminatrice dell’esame. Colletti e Iacono avrebbero accettato promesse di favori, incarichi e sostegno politico da Cuffaro e Raso per turbare il regolare andamento del concorso in modo che fra i vincitori risultassero soggetti segnalati dall’ex governatore col contributo di Raso.
L’intercettazione di Cuffaro: “I bandi li dobbiamo mandare agli amici”
“Noi abbiamo Enna, Palermo e Siracusa”. Così, non sapendo di essere intercettato, l’ex presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro parlava dei posti di vertice della sanità dei tre capoluoghi. “I bandi prima di essere pubblicati li dobbiamo mandare a tutti i nostri amici…”. affermava Cuffaro parlando con il suo storico collaboratore Vito Raso. Per entrambi la Procura di Palermo ha chiesto gli arresti domiciliari.
Come emerge dall’inchiesta, la dirigente regionale Maria Letizia Di Liberti, indagata, avrebbe girato proprio a Raso, in anteprima, i bandi regionali e documentazione. E in una intercettazione Raso dice a Cuffaro: “Totò… Letizia… aveva in anteprima il bando… questo era gli autistici… tu lo devi dare a qualcuno in particolare?”. “… Io posso darlo ai politici ai consiglieri comunali alle prime linee e come si chiama…non è che lo possiamo dare a tutti o no…”, è la risposta. E chiedeva: “… fate una lista di 30/40 cristiani a cui man mano esce il bando, li fate cosi…”.
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