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Siracusa. Arrestato il killer Vito Fiorino, condannato a 30 anni per mafia e omicidio: era legato al clan ‘Bottaro-Attanasio’

di Redazione

L’uomo, coinvolto in un delitto del 2002 in pieno centro città, è stato fermato dai Carabinieri mentre era in auto con la compagna; trasferito al carcere “Cavadonna”

Nel riquadro Vito Fiorino

È stato arrestato dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Siracusa Vito Fiorino, 46 anni, siracusano, pregiudicato e ritenuto elemento di spicco del clan Bottaro-Attanasio, attivo nel capoluogo aretuseo.

L’uomo è stato raggiunto da un ordine di carcerazione emesso dall’Ufficio Esecuzioni Penali della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catania, dovendo scontare una condanna definitiva a 30 anni di reclusione per omicidio aggravato in concorso e associazione mafiosa.

Il provvedimento giunge al termine di un lungo iter giudiziario che ha ricostruito uno degli episodi di sangue più efferati della criminalità siracusana dei primi anni Duemila: l’assassinio di Gaetano Zappulla, ucciso a colpi di pistola il 3 settembre 2002 all’interno di una sala giochi di piazza Adda, nel cuore della città.

L’arresto

Nel pomeriggio di lunedì, intorno alle 17:00, i militari dell’Arma hanno individuato Fiorino mentre si trovava in auto in compagnia della compagna. Dopo un rapido controllo, è stato bloccato e condotto in caserma, per poi essere trasferito al carcere “Cavadonna” di Siracusa, dove dovrà scontare l’intera pena.

Le indagini che portarono alla condanna avevano già delineato il profilo di Fiorino come uomo vicino alle dinamiche interne del clan Bottaro-Attanasio, storicamente protagonista delle guerre di mafia che insanguinarono la città tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila.

Il movente e il contesto criminale

A ricostruire il contesto e il movente del delitto furono, negli anni, le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, che permisero di fare luce su una catena di omicidi e vendette incrociate all’interno delle cosche siracusane.

Zappulla, infatti, era stato arrestato poco prima della sua morte con l’accusa di aver ucciso Gaetano Steven Barbieri, freddato il 3 luglio 2002 in via Immordini durante una partita a calcio balilla. Dopo pochi giorni, tuttavia, il Tribunale del Riesame ne aveva disposto la scarcerazione.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la sua eliminazione sarebbe maturata proprio in quell’ambito, come una risposta interna alla faida tra gruppi rivali del medesimo clan.

Gli imputati e le connessioni mafiose

Secondo la ricostruzione della Procura, Vito Fiorino non agì da solo. Con lui vi era Pasqualino Mazzarella, altro nome noto alle cronache giudiziarie locali. Entrambi vennero indicati come esecutori materiali dell’omicidio Zappulla.
Mazzarella, già condannato in via definitiva per il brutale omicidio di Liberante Romano — ucciso e dato alle fiamme il 25 maggio 2002 nell’ambito di un regolamento di conti interno alla cosca — era considerato uno dei più fedeli esponenti del gruppo criminale.

Fiorino, in un primo momento, era stato persino coinvolto in quella stessa inchiesta, salvo poi uscirne senza conseguenze giudiziarie. Tuttavia, le successive indagini sul delitto Zappulla e le testimonianze dei pentiti hanno consolidato la sua posizione fino alla condanna definitiva.

La testimonianza chiave di Capodieci

Un ruolo determinante nel processo lo ebbe Francesco “Cesco” Capodieci, ex capo del gruppo criminale del Bronx, poi divenuto collaboratore di giustizia.
Durante la sua deposizione, Capodieci raccontò di aver visto Vito Fiorino nei pressi di un pub in via Arno, a pochi metri da piazza Adda, poco prima dell’agguato mortale a Zappulla. Una testimonianza considerata attendibile dai giudici, che ha contribuito a consolidare il quadro probatorio contro l’imputato.

Capodieci, contattato successivamente da testate giornalistiche, ha dichiarato di non essere più un collaboratore di giustizia, ma le sue dichiarazioni, raccolte negli anni delle indagini, sono rimaste agli atti come parte integrante del processo.

Un nuovo colpo al clan Bottaro-Attanasio

L’arresto di Fiorino segna un ulteriore successo investigativo nella lotta alla criminalità organizzata e ribadisce la presenza costante dello Stato nei confronti delle organizzazioni mafiose siracusane.
Il clan Bottaro-Attanasio, storicamente attivo tra il capoluogo e le aree limitrofe, è da anni nel mirino delle forze dell’ordine, che continuano a smantellarne le ramificazioni operative.

Il fermo di Fiorino, a distanza di oltre vent’anni dal delitto di piazza Adda, rappresenta non solo la conclusione di un lungo percorso giudiziario, ma anche un segno tangibile di giustizia per le vittime delle guerre di mafia che hanno segnato Siracusa nei primi anni Duemila.

29 Ottobre 2025 | 13:16
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