Lo storpio di Lemno (Rubbettino, 2025) di Carmelo Greco è una pièce in due atti liberamente tratta dal Filottete di Sofocle. Il testo originale, composto nel 409 a.C., racconta la vicenda di Filottete, arciere infallibile abbandonato sull’isola di Lemno a causa di una ferita infetta da cui emana un odore insopportabile. Sono passati dieci anni da quando Odisseo e gli altri capi greci decisero di disfarsi del compagno d’armi. Adesso, però, è stata vaticinata l’impossibilità di sconfiggere Troia senza l’arco e le frecce dello «storpio», motivo per cui Odisseo convince Neottolemo, giovane figlio di Achille, a raggirarlo con l’inganno per impossessarsene.
Prendendo le mosse dalla tragedia, Lo storpio di Lemno ingigantisce le situazioni e aggiunge alcuni personaggi non presenti nella versione sofoclea alternando linguaggi diversi in funzione dei ruoli. In particolare, inventa e fa esprimere la figura del comandante della nave con periodi ampollosi e roboanti tipici del miles gloriosus di plautina memoria. Odisseo invece incarna lo spaccone, il cui eloquio cambia in funzione dei luoghi in cui avviene la rappresentazione, dal catanese al milanese.
Ad esempio, una versione “etnea” (il titolo era infatti U zoppu) è stata messa in scena il 19 luglio 2010 nella Casa circondariale di Siracusa. A distanza di 15 anni, è stata riproposta sia nella Casa di reclusione di Noto sia a un gruppo di studenti dell’Istituto di istruzione superiore «Michelangelo Bartolo» di Pachino. Questi ultimi hanno vestito i panni di Filottete e compagni il 4 aprile 2025, durante la Notte nazionale del Liceo classico, e il 12 maggio 2025, all’interno del XXIX Festival internazionale del teatro classico dei giovani organizzato dall’INDA nel teatro greco di Palazzolo Acreide. In entrambi i casi, la regia è stata affidata a Manuela Caramanna.
La stessa regista adesso porta in scena la rappresentazione a Noto, con un cast di attori non professionisti che, nel corso del laboratorio propedeutico alla messa in scena, hanno potuto scoprire come mai, a distanza di oltre duemila e quattrocento anni, la speranza del protagonista risuoni ancora vigorosa. Una speranza talmente duratura da giustificare che la tragedia di ieri si converta nella commedia di oggi.
L’autore
Carmelo Greco, giornalista professionista, oltre a questa tragicommedia, ha scritto sei opere teatrali, tre delle quali confluite nella raccolta L’Italia e altre commedie (Edizioni di Pagina, 2016). È anche autore dei romanzi Le stagioni di Cavabella (Libromania, 2016), Focara di Sangue (Fogliodivia, 2020) e La strada di Miriam (Scatole Parlanti, 2023). Per Rubbettino ha firmato le storie d’impresa Sui banchi del Salento in collaborazione con Giuseppe Negro e L’innovazione fatta bellezza insieme a Giuseppe Montanaro.
La regista
Manuela Caramanna insegna Italiano e Latino nell’Istituto di istruzione superiore «Michelangelo Bartolo» di Pachino. Da quasi vent’anni coordina dei laboratori teatrali negli istituti carcerari e tra i banchi delle scuole di ogni ordine e grado. È presidente dell’Associazione Opera d’Arte di Noto con cui ha realizzato e continua a realizzare numerose iniziative tese a valorizzare una platea formata da giovani e meno giovani che vivono in particolare nella zona orientale della Sicilia.
L’Associazione Opera d’Arte
Fondata con l’idea di coltivare i talenti delle persone tramite la ricerca della bellezza, l’Associazione Opera d’Arte conta fra i suoi soci profili professionali con competenze disparate che spaziano dall’insegnamento alla comunicazione fino all’economia. Per diversi anni ha avuto l’incarico di gestire l’Informagiovani di Noto. In questo ruolo, si è fatta promotrice di una cultura favorevole al lifelong learning e all’autoimpiego, incontrando numerosissimi studenti, startupper e potenziali imprenditori alle prese con i rispettivi percorsi di studio e carriera.
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