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Siracusa. Mafia alla Borgata, parla il pentito Pandolfino che confessa importanti rivelazioni

di Redazione

Udienza in video-conferenza nel processo all'omonima cosca

Il ruolo di due pentiti sono stati determinanti per sgominare la cosca mafiosa della “Borgata” di Siracusa che taglieggiava i commercianti non soltanto del rione, ma quelli di un’area di loro «pertinenza». Era il sei dicembre 2016, a distanza di tempo con il processo in svolgimento al tribunale aretuseo, in corso in video-conferenza da una località tenuta segreta, Attilio Pandolfino, ex cassiere della cosca Bottaro-Attanasio diventato collaboratore di giustizia, aveva reso dichiarazioni importanti.

L’operazione, che porta il nome del clan, è stata coordinata dai magistrati della Dda di Catania. Gli indagati sono accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata all’estorsione. Secondo le accuse del pm, i componenti della gang mafiosa legata al clan Bottaro-Attanasio di Siracusa, avrebbero imposto il pizzo ai commercianti della zona. Il capo indiscusso sarebbe stato Giuseppe Curcio, anche lui collaboratore di giustizia: avrebbe reso confidenze ad Attilio Pandolfino, in quel periodo rinchiusi nel penitenziario siracusano.

Il Pandolfino alla luce di quelle confidenze ha raccontato la composizione del gruppo della Borgata e i rispettivi ruoli dei componenti del clan che nasce da una scissione del gruppo Bottaro-Attanasio.

La composizione del nuovo gruppo criminale non trova consenso successivamente in Salvatore Bottaro che fa rientrare tutti al gruppo di appartenenza. Poi avvenne l’imponderabile nel 2005 con il suicidio dello stesso Bottaro che si tolse la vita con un colpo in testa. Il gruppo inizia a sfaldarsi riportando il Curcio a ricostituire la precedente cellula malavitosa della Borgata. Siamo nel 2008. Per il Pandolfino formare un nuovo clan trovò terreno fertile per la gestione dello spaccio e per le estorsioni e Curcio potè contare su Giuseppe Guarino a cui gli ordini arrivavano con i pizzini della moglie di Curcio.

Il Pandolfino sempre in video-conferenza ha messo a nudo le competenze dei componenti del nuovo clan della Borgata e delle estorsioni alle varie attività commerciali come ad bar di piazza della Vittoria, poi Pandolfinio ha sciorinato diversi nomi come quello di Attilio Scattamaglia; ha anche raccontato di conoscere Rita Attardo, madre di Giuseppe e Massimo Guardino. Nel 2010 scaturisce nel corso del processo il pentimento del capo clan della Borgata, Giuseppe Curcio che diventa così collaboratore di giustizia.

11 Febbraio 2019 | 12:00
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