Siracusa e Ragusa grande forza guardano al futuro con fiducia

di Redazione

Il dato è tratto con l’emendamento approvato dalla V Commissione (Bilancio, Tesoro e Programmazione) alla Camera dei Deputati, riguardante la modifica dell’articolo 61 del decreto agosto sulla riorganizzazione delle Camere di Commercio si avvia un percorso congiunto, per affrontare in maniera unitaria le principali tematiche legate al rilancio economico del Sud-Est della Sicilia. Emendamento voluto a tutti costi e restituire la Siracusanità alla Camera di Commercio, dalla deputata aretusea Stefania Prestigiacomo (F.I.) vice presidente della Commissione.

Adesso si attende che l’emendamento dalla Commissione venga approvato dalla Camera e dal Senato per le opportune iniziative di carattere normativo, al fine di procedere all’istituzione delle circoscrizioni territoriali singole della camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura dell’area metropolitana di Catania e delle camere di commercio di Ragusa e Siracusa al fine di salvaguardare l’unitarietà della gestione delle realtà economiche territoriali.

Ricordiamo che l’ordine del giorno al milleproroghe, mesi or sono, la proposta  come prima firmataria era stata la deputata siracusana di Forza Italia, Stefania Prestigiacomo assieme ai colleghi Nino Minardo (Lega), Paolo Ficara e Filippo Scerra  (M5s) e Fausto Raciti (Pd) approvato dall’aula di Montecitorio.

L’accorpamento delle tre camere di commercio, aveva destato numerose perplessità e difficoltà organizzative per cittadini ed imprese che, invece, devono essere posti nelle condizioni di poter lavorare serenamente sia dal punto di vista logistico sia dal punto di vista operativo.

Si trattava dunque di un processo di riforma realizzato senza tenere in debita considerazione le specificità e le caratteristiche dei singoli tessuti economico-sociali locali.

L’unica perplessità riguarda il nodo delle altre singole camere di commercio delle altre province di pari “peso”: Caltanissetta, Agrigento e Trapani. Occorre capire in che termini si pone lo sviluppo delle Camere in Sicilia. Si accorpano creando un unico penta-sodalizio: Siracusa-Ragusa-Caltanissetta, Agrigento e Trapani? Oppure possono concorrere accorpandosi una o più camere per esigenze territoriali? Ancora non è dato sapere.

Fatto sta che per noi le Camere di Commercio di Siracusa e Ragusa devono accorparsi, è stato questo sempre il nostro obiettivo in tempi non sospetti (i nostri editoriali datati parlano chiaro prima che altri si esprimessero in tal senso) opponendoci alla supercamera Sud est e al canto delle furbe sirene catanesi. L’autonomia territoriale di Siracusa e Ragusa rappresenterebbe una forza inedita delle due provincie per l’intero tessuto economico siciliano la quale farebbe paura a tanti, sarebbe una forza economica incontrastata a livello regionale. E nell’ambito delle città metropolitane che hanno relegato a mere periferie le città più piccole, occorrerebbe rivedere il concetto di autonomia territoriale delle due e riunificare le due province realizzando un grande Consorzio Siracusa-Ragusa che insieme arriverebbero a poco più di 700 mila abitanti distribuiti in 33 Comuni, superando Messina.

Convergenza in un unico grande Consorzio che andrebbe a concorrere in maniera diretta a terza area demografica, dopo Palermo e Catania e seconda solo a Palermo per estensione territoriale, rilanciando l’idea di Distretti d’Area stata, capaci di confrontarsi sia sul livello nazionale che euro-Mediterraneo. Posizionarsi nella fascia di Consorzi ad alta densità abitativa potrebbe essere un’occasione per il rilancio di tutta l’economia. Una staffetta comune tra sindaci di capoluogo, nel rispetto dei territori, per attrarre capitali e investimenti.

Politica lungimirante? Obiettivo impossibile? Forse; noi ci crediamo. Sempre che si ragioni in termini di interessi generali, soffocando gli interessi di bottega e focalizzando il coordinamento territoriale contro la crisi.

Il compito della politica d’ambo le province all’unisono sarebbe quello di completare questa transizione quanto prima, indicando con precisione compiti e coperture certe. Ai sindaci l’onere di indicare una strategia credibile dialogando con i propri territori. Ai cittadini l’ultima parola con un referendum, ma il grande compito di ognuno di noi è informarsi sulle possibili scelte.

Insomma un percorso congiunto, per affrontare in maniera unitaria le principali tematiche legate al rilancio economico del Sud-Est della Sicilia.

Le consulte provinciali delle associazioni di categoria di Siracusa e Ragusa puntano su una strada da condividere, anche in vista della definitiva riforma delle Camere di Commercio.

I rappresentanti del tessuto economico locale dei due territori di interscambiano incontri rendendo evidente la volontà di portare avanti un cammino in cui stabilire obiettivi e metodi di lavoro comuni.

Le categorie produttive sarebbero pronte a lavorare anche alla stesura di documenti da condividere con la deputazione nazionale e regionale espressa nei due territori, così da poter avere la possibilità di portare le tematiche ritenute prioritarie a Roma e Palermo con maggiore slancio e in maniera trasversale.

E’ tempo di cambiamenti. E le province, oramai superate, sono parte integrante di questi cambiamenti con l’inclusione di Aree vaste per attrarre investimenti altrimenti destinati solo alle aree metropolitane.

Il provvedimento inconcludente dell’ex presidente della Regione, Crocetta, che ha soppresso le ormai vecchie Province (il cui ordinamento risaliva alla legge regionale del 1963) ha fatto il seguito, senza peraltro costruire una seria alternativa, istituendo le tre città metropolitane di Palermo, Catania e Messina che fagocitano tutti gli investimenti per soddisfare le proprie mire di sviluppo. Alle province più piccole, per difendersi da queste mire espansionistiche, non rimane che consorziarsi fra di loro.

Siracusa e Ragusa non possono che condividere questo destino di aggregazione. Due province speculari. Un destino segnato.

Lo ha già capito il mondo sindacale. Cisl e Uil hanno già aggregato le loro rispettive strutture di Siracusa e Ragusa; in qualche caso includendo anche Gela. Ancora la politica stenta a capirlo. Come al solito ogni partito, ogni gruppo, ogni big non intende mollare le proprie piccole roccaforti per guardare avanti con politiche di ampio respiro. Ci guadagnerebbero i territori.

La stessa cosa dovrebbe ora avvenire in campo politico e istituzionale: Siracusa e Ragusa dovrebbero consorziarsi in una unica «Area Vasta» conservando le proprie identità; senza temere di perdere alcunché. Con le aggregazioni non si perde mai nulla: si guadagna nello sviluppo del territorio. E le diversità fra le due realtà territoriali, lungi dal costituire motivo di ostacolo, sarebbero invece due rilevanti risorse per dar vita a qualcosa di più ampio e più forte, primordiale.

Del resto le alterne vicende sfortunate della storia hanno sempre visto le due realtà territoriali di Siracusa e Ragusa, con i rispettivi hinterland, insieme.

Fu il 2 gennaio 1927 che, per opera politica del senatore fascista Filippo Pennavaria, avvenne il distacco di 12 comuni, appartenuti un tempo alla Contea di Modica, i quali andarono a formare la nuova Provincia di Ragusa.

Fu una scelta sicuramente politica intrapresa da catanesi e palermitani di frantumare un territorio che avrebbe dato fastidi futuri, che rese fattibile la volontà del senatore. Altri tempi, altre storie oramai passate.

«L’accorpamento della Camere di commercio di Ragusa e Siracusa sarebbe il male minore perché avrebbe una dimensione più contenuta, interessando due territori che hanno grandi affinità e problemi comuni; più adatta quindi alle esigenze del territorio e delle imprese». Lo ha dichiarato qualche settimana fa l’on. Nino Minardo, deputato di Modica, il quale ritiene si tratti di una scelta che limita i disagi scaturiti dalla riforma del sistema camerale e certamente meno dispersiva e più vicina alle esigenze del tessuto imprenditoriale rispetto alla scelta dell’accorpamento con Catania.

«Peraltro – continua Minardo – l’accorpamento di Ragusa e Siracusa avrebbe anche i numeri necessari previsti nella revisione generale delle camere di commercio in Italia. I due enti contano infatti circa 80.000 aziende e quindi supererebbero il limite minimo imposto di 75.000 iscritti, diventando un importante punto di riferimento per tantissime aziende ed imprese di questa parte di Sicilia».

Con la modifica di legge, le Camere di commercio delle tre città metropolitane possono concorrere da sole.

Per essere chiari nel corso dell’accorpamento si andava a delineare che la Camera di Commercio di Siracusa, nella nuova giunta camerale era poco rappresentata, nonostante la forza motrice dell’industria e dell’agricoltura.

L’obiettivo dei catanesi era il grande business ’speculativo’ SAC. Al centro di tutto c’è la gestione della Sac e la pianificazione della sua quotazione in borsa. A seguito dell’accorpamento, la super camera era diventata azionista di riferimento.

La stessa cosa dovrebbe ora avvenire in campo politico e istituzionale: Siracusa e Ragusa dovrebbero aggregarsi in una sola unione, un Consorzio; senza temere di perdere alcunché. Con le aggregazioni non si perde mai nulla anzi si guadagna. E le diversità fra le due realtà territoriali, lungi dal costituire motivo di ostacolo, sarebbero invece due rilevanti risorse per dar vita a qualcosa di più ampio e più forte.

Del resto le alterne vicende della storia hanno sempre visto le due realtà territoriali di Siracusa e Ragusa, con i rispettivi hinterland, insieme. Allora si che questo territorio potrebbe ad ambire per competitività e ricchezza territoriale al primo della classe in Sicilia con benefici a cascata. L’invito per i Siracusani e i fratelli Ragusani è quello di riavvicinarsi per rendere il territorio fortemente competitivo e invincibile.

11 Luglio 2021 | 10:21
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