Siracusa. Transizione energetica, non c’è tempo da perdere

di Giuseppe Bianca

Piano Nazionale Italiano di Ripresa e Resilienza: le sfide del territorio verso i target 2030 e le responsabilità della Regione

Chi ostenta a capire cosa vuol dire transizione energetica è presto detto: sarebbe il passaggio verso economie sostenibili, attraverso l’uso di energie rinnovabili, e l’adozione di tecniche di risparmio energetico e di sviluppo sostenibile. Dal 2020 il Gestore dei Servizi Energetici, società del Ministero dell’Economia e delle Finanze che in Italia promuove lo sviluppo sostenibile attraverso l’incentivazione dell’efficienza energetica, delle fonti rinnovabili, ma anche tramite una capillare campagna di informazione e formazione rivolta a cittadini, Pubbliche Amministrazioni e imprese. Individua sulla base alle stime ad un Rapporto, oltre 15 miliardi di euro destinati alla promozione della sostenibilità, dei quali 11,9 per l’incentivazione dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, 1,1 miliardi per l’efficienza energetica e per le rinnovabili nel settore termico, 1 miliardo dedicato ai biocarburanti.

In quest’ottica, il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima è divenuto la bussola per orientare le azioni tese a raggiungere i target 2030: riduzione delle emissioni dal 40% al 55%. In questo quadro si è inserita l’elaborazione del Piano Nazionale Italiano di Ripresa e Resilienza (PNRR), appena varato, nel solco delle traiettorie di decarbonizzazione individuate dal PNIEC.

Il 18 maggio 2021 la Regione colta da un risentimento del quale rigettava, fino a qualche tempo prima, l’attuale economia industriale siciliana per guardare una Sicilia green come nei film di «Indiana Jones, si ravvedeva alla luce del gettito fiscale che essa produce per la Sicilia, il governo Musumeci con l’incarico all’assessore Turano, si catapultavano a Siracusa per promuovere e siglare un protocollo per la richiesta di riconoscimento al governo centrale dell’«Area di crisi industriale complessa» come è avvenuto in altre parti d’Italia, ma senza troppa fretta per procedere alle successive azioni, tanto che la successiva riunione era a data da destinarsi, in tutta calma, dopo più di un mese da quella data. L’obiettivo del riconoscimento dell’«Area di crisi industriale complessa» per fare ripartire il settore con ancora più slancio è fortemente determinante, rimane ancora al palo. Questa è la politica del governo Musumeci il quale ha dichiarato che si vuole ricandidare per il secondo mandato con la speranza di raccogliere consensi anche nel Siracusano. Ottimista il presidente.

Correva il 5 maggio 2018, nella sede di Confindustria Siracusa, il neo presidente Diego Bivona promuoveva un incontro per l’impegno nella ricerca e nell’innovazione che rimangono i valori fondamentali e irrinunciabili su cui occorre un’azione coordinata tra l’Amministrazione pubblica centrale, per individuare gli strumenti più idonei, e le Amministrazioni Regionali e locali, al servizio di un comparto industriale moderno e vitale.

Governare la transizione energetica significa essere attenti ai costi sociali e alla sostenibilità economica. Questo è quello che era emerso nella sede di Confindustria Siracusa, ospiti ed autorità di primo piano, con il presidente della Regione Nello Musumeci a concludere i lavori del convegno «Scenari futuri e sostenibilità della raffinazione in Italia e in Sicilia».

Il presidente di Confindustria Siracusa Diego Bivona aprendo i lavori aveva sostenuto che «occorreva superare le contraddizioni che spesso accompagnano lo sviluppo del nostro territorio: un regime vincolistico che ostacola l’attuazione di importanti investimenti per il miglioramento della sostenibilità ambientale, la percezione di un territorio che non sempre è favorevole a sostenere lo sviluppo di un comparto che continua ad essere strategico per la nostra comunità, la mancanza di segnali chiari a chi vuole investire: questo è l’accorato appello che gli industriali lanciano al territorio e alla politica».

Ricordiamo l’intervento del presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli che si era occupato degli scenari energetici globali, al fine di capire quanto spazio rimane ancora alla domanda di petrolio nel mondo e in Italia. Aveva sottolineato che, «contrariamente all’opinione diffusa, il petrolio rimarrà a lungo la principale fonte a copertura della domanda globale di energia che, nei prossimi 20 anni, aumenterà di un altro 30% sulla spinta della crescita della popolazione e dell’esigenza di quasi 3 miliardi di persone che tuttora non accedono a forme moderne di energia. Il petrolio tal quale – sottolineava – non si consuma va sempre lavorato, per ottenere prodotti, come quelli delle raffinerie siciliane, che servono soprattutto come carburanti per il settore dei trasporti dove coprono oltre il 90% della domanda di energia totale. Tutto ciò che richiede petrolio nel mondo cresce e due esempi sono calzanti, la domanda di plastica, che si fa con la nafta, che obbliga ad un suo riciclo per evitare la dispersione nell’ambiente, e il turismo, che comporta più impiego di aerei che funzionano con il cherosene. Le rinnovabili – ricordava – servono soprattutto per far elettricità e questa, seppur in forte crescita nei prossimi anni, non potrà sostituire il petrolio nei trasporti se non per una piccola quota».

Il Direttore delle Risorse Umane e delle Relazioni Esterne di Isab Lukoil Claudio Geraci aveva evidenziato come «il settore pur pagando la crisi mondiale contribuisce per diversi miliardi di euro all’economia siciliana e siracusana e continua a mantenere i siti produttivi in marcia con programmi d’investimento tecnologicamente avanzati» aggiungendo che «è un sistema socialmente stabile e sostenibile nel tempo che migliora costantemente le sue performance ambientali» ma sottolineava come questo non sia sufficiente e come sia necessario «costruire un clima di fiducia e di coesione sociale per rendere il territorio attrattivo separando i fatti dalle opinioni» per potere guardare ad un futuro sostenibile.

Infine il presidente della Regione Nello Musumeci, concludendo i lavori, aveva detto: «ho ascoltato con interesse le relazioni che hanno esposto il valore importante delle industrie della raffinazione: esse continuano ad offrire opportunità di lavoro e di sviluppo e la politica è chiamata a fare una scelta condivisa per il territorio: occorre superare le incertezze normative scrivendo insieme le regole per assicurare lo sviluppo sostenibile». «Abbiamo già sottoscritto per Gela il protocollo per l’attrazione di nuovi investimenti insieme al Mise e messo in piedi la cabina di regia con le autorità di sistema portuale della Sicilia per l’attuazione delle ZES il cui piano strategico è già in lavorazione e verrà presentato alla Presidenza del Consiglio tra tre mesi. Abbiamo avviato le assunzioni all’ARPA e riscriveremo il piano industriale per l’attuazione delle bonifiche. Tutto verrà fatto in maniera condivisa per lo sviluppo e la crescita dei territori: industria compatibile con l’ambiente, agricoltura e turismo». Ma fino a questo momento un governo regionale di sole parole.

Per concludere, ricordiamo al presidente Musumeci che la Sicilia è ben posizionata nel contesto di un’economia che deve diventare sempre più circolare, ma gli obiettivi della decarbonizzazione stanno diventando sempre più sfidanti e non c’è tempo da perdere nell’attuare politiche che consentano una più rapida diffusione delle energie rinnovabili e delle tecnologie verdi. Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima è divenuto la bussola per orientare le azioni tese a raggiungere i target 2030: riduzione delle emissioni dal 40% al 55% e contestualmente preservare l’economia industriale Siracusana da imprevisti.

di Giuseppe Bianca 13 Giugno 2021 | 10:12
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