Il governo adotti le opportune iniziative di carattere normativo, al fine di procedere tempestivamente all’istituzione delle circoscrizioni territoriali della camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Catania e della camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Ragusa e Siracusa al fine di salvaguardare l’unitarietà della gestione delle realtà economiche territoriali».
Così l’ordine del giorno al milleproroghe, mesi or sonio, firmataria la deputata di Forza Italia, Stefania Prestigiacomo assieme ai colleghi Nino Minardo, Paolo Ficara e Fausto Raciti approvato dall’aula di Montecitorio. «L’accorpamento delle tre camere di commercio, si legge nell’odg, ha destato numerose difficoltà organizzative per cittadini ed imprese che, invece, devono essere posti nelle condizioni di poter lavorare serenamente sia dal punto di vista logistico sia dal punto di vista operativo.
«Si tratta dunque di un processo di riforma realizzato senza tenere in debita considerazione le specificità e le caratteristiche dei singoli tessuti economico-sociali locali» così in una nota dello scorso 23 febbraio.
Le Camere di Commercio di Siracusa e Ragusa devono accorparsi, è stato questo sempre il nostro obiettivo in tempi non sospetti (i nostri editoriali datati parlano chiaro) opponendoci alla super camera Sud est e al canto delle sirene catanesi.
L’autonomia territoriale di Siracusa e Ragusa rappresenterebbe una forza inedita delle due provincie per l’intero tessuto economico siciliano la quale farebbe paura a tanti, sarebbe una forza economica incontrastata. E nell’ambito delle città metropolitane che hanno relegato a mere periferie le città più piccole, occorrerebbe rivedere il concetto di autonomia territoriale delle due e riunificare le due province realizzando un grande Consorzio Siracusa-Ragusa che insieme arriverebbero a poco più di 700 mila abitanti distribuiti in 33 Comuni, superando Messina.
Convergenza in un unico grande Consorzio che andrebbe a concorrere in maniera diretta a terza area demografica, dopo Palermo e Catania e seconda solo a Palermo per estensione territoriale, rilanciando l’idea di Distretti capaci di confrontarsi sia sul livello nazionale che euro-mediterraneo. Posizionarsi nella fascia di Consorzi ad alta densità abitativa potrebbe essere un’occasione per il rilancio di tutta l’economia. Una staffetta comune tra sindaci di capoluogo per attrarre capitali e investimenti.
Politica miope? Obiettivo impossibile? Forse; ma noi ci crediamo. Sempre che si ragioni in termini di interessi generali, soffocando gli interessi di bottega e focalizzando il coordinamento territoriale contro la crisi.
Il compito della politica è quello di completare questa transizione quanto prima, indicando con precisione compiti e coperture certe. Ai sindaci l’onere di indicare una strategia credibile dialogando con i propri territori. Ai cittadini l’ultima parola con un referendum, ma il grande compito di ognuno di noi è informarsi sulle possibili scelte.
Insomma un percorso congiunto, per affrontare in maniera unitaria le principali tematiche legate al rilancio economico del Sud-Est della Sicilia.
Le consulte provinciali delle associazioni di categoria di Siracusa e Ragusa puntano su una strada da condividere, anche in vista della richiesta riforma delle Camere di Commercio. Nei giorni scorsi, un nuovo incontro tra i rappresentanti del tessuto economico locale dei due territori ha reso evidente la volontà di portare avanti un cammino in cui stabilire obiettivi e metodi di lavoro comuni.
Le due consulte, presiedute dai presidenti di Confcooperative Siracusa e Ragusa, rispettivamente Enzo Rindinella e Gianni Gulino, sono pronte a lavorare anche alla stesura di documenti da condividere con la deputazione nazionale e regionale espressa nei due territori, così da poter avere la possibilità di portare le tematiche ritenute prioritarie a Roma e Palermo con maggiore slancio e in maniera trasversale.
Un metodo risultato proficuo già in passato, in occasione della presentazione delle richieste di modifica all’articolo 61 del Decreto sulla riorganizzazione delle Camere di Commercio e l’art. 3 comma F della legge la quale prevede giustificati motivi seri per essere autonomi.
Anche questo è stato uno dei temi affrontati e su cui si dovrebbe tornare nelle prossime settimane, probabilmente attraverso una nuova assemblea con i parlamentari nazionali e regionali.
E’ tempo di cambiamenti. E le province sono parte integrante di questi cambiamenti. Il provvedimento inconcludente dell’ex presidente della Regione, Crocetta, che ha soppresso le ormai vecchie Province (il cui ordinamento risaliva alla legge regionale del 1963) ha fatto il seguito, senza peraltro costruire una seria alternativa, istituendo le tre future città metropolitane di Palermo e Catania che fagocitano tutti gli investimenti per soddisfare le proprie mire di sviluppo. Alle province più piccole, per difendersi da queste mire espansionistiche, non rimane che accorparsi fra di loro.
Siracusa e Ragusa non possono che condividere questo destino di aggregazione. Due province speculari.
Lo ha già capito il mondo sindacale. Cisl e Uil hanno già aggregato le loro rispettive strutture di Siracusa e Ragusa; in qualche caso includendo anche Gela. La politica non vuole ancora capirlo. Come al solito ogni partito, ogni gruppo, ogni big non intende mollare le proprie piccole roccaforti per guardare avanti con politiche di ampio respiro.
La stessa cosa dovrebbe ora avvenire in campo politico e istituzionale: Siracusa e Ragusa dovrebbero aggregarsi in una sola provincia; senza temere di perdere alcunché d’identità. Con le aggregazioni non si perde mai nulla: si guadagna nello sviluppo del territorio. E le diversità fra le due realtà territoriali, lungi dal costituire motivo di ostacolo, sarebbero invece due rilevanti risorse per dar vita a qualcosa di più ampio e più forte.
Del resto le alterne vicende della storia hanno sempre visto le due realtà territoriali di Siracusa e Ragusa, con i rispettivi hinterland, insieme.
Fu il 2 gennaio 1927 che, per opera politica del senatore fascista Filippo Pennavaria, avvenne il distacco di 12 comuni, appartenuti un tempo alla Contea di Modica, i quali andarono a formare la nuova Provincia di Ragusa.
«L’accorpamento della Camere di commercio di Ragusa e Siracusa sarebbe il male minore perché avrebbe una dimensione più contenuta, interessando due territori che hanno grandi affinità e problemi comuni; più adatta quindi alle esigenze del territorio e delle imprese». Lo ha dichiarato qualche settimana fa l’on. Nino Minardo, deputato di Modica, il quale ritiene si tratti di una scelta che limita i disagi scaturiti dalla riforma del sistema camerale e certamente meno dispersiva e più vicina alle esigenze del tessuto imprenditoriale rispetto alla scelta dell’accorpamento con Catania.
«Peraltro – continua Minardo – l’accorpamento di Ragusa e Siracusa avrebbe anche i numeri necessari previsti nella revisione generale delle camere di commercio in Italia.
I due enti contano infatti circa 80.000 aziende e quindi supererebbero il limite minimo imposto di 75.000 iscritti, diventando un importante punto di riferimento per tantissime aziende ed imprese di questa parte di Sicilia».
Successivamente con la legge, le Camere di commercio delle tre città metropolitane possono concorrere da sole, perché non ne ha tenuto conto? Nel corso dell’accorpamento si andava a delineare che la Camera di Commercio di Siracusa, nella nuova giunta camerale era poco rappresentata, nonostante la forza motrice dell’industria e dell’agricoltura.
L’obiettivo dei catanesi è il grande business SAC. Al centro di tutto c’è la gestione della Sac e la pianificazione della sua quotazione in borsa. A seguito dell’accorpamento, la super camera è diventata azionista di riferimento.
La stessa cosa dovrebbe ora avvenire in campo politico e istituzionale: Siracusa e Ragusa dovrebbero aggregarsi in una sola Unione; senza temere di perdere alcunché. Con le aggregazioni non si perde mai nulla: si guadagna. E le diversità fra le due realtà territoriali, lungi dal costituire motivo di ostacolo, sarebbero invece due rilevanti risorse per dar vita a qualcosa di più ampio e più forte.
Del resto le alterne vicende della storia hanno sempre visto le due realtà territoriali di Siracusa e Ragusa, con i rispettivi hinterland, insieme. Allora si che questo territorio potrebbe ad ambire per competitività e ricchezza territoriale al primo della classe in Sicilia con benefici a cascata. L’invito per i Siracusani e i fratelli Ragusani è quello di riavvicinarsi per rendere il territorio fortemente competitivo e invincibile.
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