Veleni in Procura, per il 19 ottobre è prevista l’udienza in Cassazione per Rossi, Musco e Campisi. Anche l’ispettore del Nictas, Giancarlo Chiara è ricorso in Cassazione ma solo per farsi correggere le motivazioni della sentenza che per lui è stata di conferma dell’assoluzione.
Ribaltando il giudizio del gup del tribunale di Messina, la corte d’appello lo scorso dicembre aveva emesso sentenza di condanna a carico dell’ex procuratore capo della Repubblica di Siracusa, Ugo Rossi, e al sostituto procuratore Maurizio Musco, nell’ambito della vicenda nota come “Veleni in Procura”. I giudici avevano inflitto la condanna a un anno di reclusione nei confronti di Rossi, e di un anno e mezzo per Musco, accusati entrambi di abuso d’ufficio. Hanno anche disposto una sentenza di non doversi procedere per sopraggiunta prescrizione nei confronti dell’ex procuratore capo di Siracusa, Roberto Campisi e per l’assoluzione per l’ispettore Giancarlo Chiara, già in servizio al Nictas della Procura aretusea. Gli stessi giudici avevano emesso sentenza di assoluzione per altri nove capi d’imputazione attribuiti a vario titolo agli imputati.
Ci sono volute 43 pagine per spiegare i Veleni in Procura a Siracusa che hanno portato alla condanna dell’ex procuratore Capo Ugo Rossi e del sostituto procuratore Maurizio Musco. E ci sono voluti quasi tre mesi per redigerne le motivazioni. Alla fine ne esce un quadro destabilizzante, con i giudici che non sono stati affatto teneri nei confronti soprattutto dei due magistrati.
Per illustrare solo una minima parte del j’accuse, infatti, basta leggere alcune brevi considerazioni conclusive da parte dei giudici della Corte d’Appello di Messina (presidente Francesco Tripodi, consiglieri Grimaldi e Zappalà) sul trattamento sanzionatorio “che non può prescindere dal contesto diffuso e talora scoperto degli illeciti commessi dagli imputati – si legge – nella malsana convinzione di una totale impunità, che connota in particolar modo la posizione di Musco, ma caratterizza in termini comunque gravi anche le posizioni di Campisi e di Rossi, specie per la funzione di controllo che avrebbero dovuto assicurare sull’operato del sostituto Musco”.
Il Pm Musco è stato condannato a 18 mesi per abuso d’ufficio per aver arrecato un ingiusto danno all’ex sindaco Massimo Carrubba e all’ex assessore Nunzio Perrotta nel caso Oikothen. Un anno di reclusione invece a Rossi per aver omesso di astenersi nell’inchiesta Sai8 in presenza del figlio della moglie all’interno della compagine societaria. Prescrizione nel caso Calcio Catania per Musco, oltre che per l’attuale Pm Roberto Campisi e assoluzione per l’ex responsabile del Nictas, Giancarlo Chiara.
“Il danno da essi cagionato – si legge ancora – all’immagine della gestione equilibrata e imparziale della funzione giudiziaria del Pubblico ministero nella ricerca e nella repressione dei reati è parimenti serio ed evidente. Sicché deve escludersi che possano essere concesse agli imputati le attenuanti generiche”. Pena sospesa con la condizionale, però, perché i giudici ritengono presumile “l’impossibilità di reiterare fatti simili, una volta emerso il contesto degli illeciti commessi”.
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