Si celebra domani la Giornata nazionale delle ferrovie dimenticate. E’ una ricorrenza istituita dalla Conferenza per la mobilità dolce (CoMoDo), in collaborazione con tutte le associazioni che questa Conferenza raggruppa. Prima fra tutte Italia Nostra. E dalle nostre parti ci sono due tronchi “celebri” che andrebbero recuperati, in un modo o nell’altro: la tratta Noto-Pachino delle Ferrovie dello Stato e la ex Ferrovia secondaria Siracusa-Ragusa-Vizzini.
Per il recupero della Noto-Pachino si è mobilitata Italia Nostra. Per il prossimo 7 aprile, a prescindere dai calendari ufficiali, la sezione di Noto sta organizzando un evento con presidio sui binari ed altre manifestazioni. Lo scorso anno era stata pure organizzata una raccolta di firme per una petizione consegnata all’assessore regionale dei Trasporti e del Turismo.
Il recupero sarebbe di particolare importanza perché aprirebbe la via su ferro per il mare.
La linea è ancora armata per quasi l’intera estensione, ma è in stato di abbandono, con la sede abbondantemente coperta da erbacce e sterpaglie. Generalmente in buono stato le opere d’arte, non molto frequenti peraltro. I fabbricati di stazione, salvo qualche eccezione, sono generalmente abbandonati e in cattivo stato.
La tratta è lunga 27 chilometri. Era stata aperta nel 1935. E’ stata chiusa nel 1986, dopo essere stata tutta ristrutturata e restaurata. Partendo dalla stazione di Noto la linea raggiunge la prima stazione di Falconara Iblea; poi punta verso il mare, in direzione Calabernardo, raggiunge la stazione di Noto Marina, prosegue verso il fiume Tellaro costeggiando l’importante area archeologica di Eloro; scavalcato il fiume con un viadotto raggiunge la stazione di Roveto-Bimmisca nei pressi del Pantano Grande e prosegue costeggiando l’Oasi di Vendicari; raggiunge la fermata di San Lorenzo lo Vecchio e punta in direzione di Marzamemi; si avvicina quindi alla Grotta di Calafarina terminando la sua corsa nella stazione di Pachino con un percorso estremamente interessante dal punto di vista naturalistico, archeologico e turistico.
Di particolare interesse è anche quel che rimane della ex Ferrovia Secondaria Siracusa-Ragusa-Vizzini. In pratica rimane soltanto la bianca striscia del tracciato a fondo valle dell’Anapo. Non c’è più binario. Ci sono ancora i fabbricati di alcune ex stazioncine.
Della Ferrovia Secondaria Italia Nostra non s’è mai occupata. Se ne sta occupando il Comune di Palazzolo Acreide, nel cui territorio ricade questo tratto. Il Comune ha presentato alla Regione un progetto per la trasformazione dell’ex tracciato ferroviario in via ciclo-pedonale. Ma dalla Regione, a parte generiche rassicurazioni verbali, non arrivano i decreti di approvazione e finanziamento.
Ora occorrerebbe peraltro che il Comune di Siracusa facesse la sua parte acquistando il fabbricato di quella che era la stazione di Siracusa della Ferrovia secondaria, all’inizio di viale Ermocrate, e facendone il museo di quella ferrovia. Ma da questa amministrazione comunale arrivano soltanto parole vuote. Sempre. Su tutto. Vien da pensare a quella canzone di Mina: “Parole … parole … parole … parole … soltanto parole …”. Eppure Carlo Levi ha scritto che “le parole sono pietre”. Ma non quelle del Comune di Siracusa.
Il trenino (così era chiamato il treno della Ferrovia Secondaria per distinguerlo da quello delle FS) partiva ogni giorno dalla stazione di viale Ermocrate, dirimpettaia del vecchio scalo merci delle Ferrovie dello Stato. La stazione era stata “battezzata” Siracusa nuova, forse per distinguerla da quella vicina e più “anziana” delle FS. La ferrovia secondaria s’inoltrava verso l’interno: Floridia, Solarino. Attraversava l’alta valle dell’Anapo: i territori di Ferla, Cassaro, Palazzolo Acreide, Buscemi, Buccheri. Al bivio Giarratana si biforcava: un ramo proseguiva fino a Ragusa, l’altro raggiungeva Vizzini. L’aveva costruita e la gestiva una società privata: la SAFS (Società anonima per le ferrovie secondarie della Sicilia).
La Safs era stata costituita nel 1911. Il regio decreto del 15 febbraio 1912 le aveva assegnato la concessione per la costruzione e l’esercizio della ferrovia secondaria Siracusa-Ragusa-Vizzini per novant’anni. Ma la linea rimase in vita per meno della metà del tempo assegnato dal decreto.
Lo chiamavano trenino perché la linea era a scartamento ridotto: binario più stretto di quelli delle Ferrovie dello Stato, locomotive e vagoni più piccoli. Quel trenino fece su e giù, tra Siracusa, bivio Giarratana, Ragusa e Vizzini, per più di trent’anni di “onorato servizio”: dal 1923 al 1956, attraverso le due grandi guerre 1915-’18 e 1940-’45. Il trenino cominciò infatti ad arrancare per l’intero tracciato il 26 luglio 1923. Ma il primo tronco Siracusa-Solarino era entrato in esercizio già il 19 luglio 1915. Il tronco Solarino-Sortino il 5 febbraio 1916.
Nel 1949 comincia l’agonia della Ferrovia secondaria. Viene mantenuto il servizio viaggiatori solo nel tratto Siracusa- Palazzolo- Buscemi e sospeso l’esercizio nei tratti successivi fino a Bivio Giarratana, a Ragusa e a Vizzini. Il 30 giugno 1956 cessa anche l’attività sul tronco rimasto in funzione.
La società gestì per alcuni anni un servizio sostitutivo di autobus. Poi cessò anche quello.
Ora questa iniziativa del Comune di Palazzolo getta un sasso nello stagno. Finalmente. E però mamma Regione blocca tutto. Come sempre.
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