Sotto il governo della Camera Reginale di Siracusa la famiglia del casato nobiliare de Orobellis Monpalao, di origine spagnola, si distinse particolarmente e molti dei suoi membri ricoprirono cariche pubbliche. La famiglia riuscì ad avere un ruolo primario anche dopo la soppressione della Camera avvenuta nel 1536.
Nel 1550, regnante Carlo V, Consalvo de Orobellis Monpalao fece costruire una torre nel feudo di Targia, a nord della città, in una zona pianeggiante che guarda al mare verso nord-est ed è protetta dalla terrazza rocciosa dell’Epipole. L’attribuzione è certa poiché il nome del suo fondatore è inciso sulla lapide di marmo che fu collocata lungo uno dei prospetti della torre. Così recita l’iscrizione: “Consalvus de Orobellis/ et Monopalao me fondavi/in hoc loco solattiorum/ regnante Carlo V/ imperatore anno a p a r t u / v i r g i n i s M.D.L.”. La costruzione militare è nota come Torre di Targia, ma anche come Targetta. Si tratta di una delle torri costiere edificate al fine di controllare eventuali attacchi barbareschi. Forse il De Orobellis volle tutelare la sua proprietà terriera.
“Quello che sorprende è l’assoluto silenzio da cui appare circondata. Non una sola volta ci è riuscito di sorprenderne il ricordo nella storia degli avvenimenti cittadini. Non un solo richiamo ad essa hanno i due annalisti siracusani, il Gaetani e il Capodieci” (G. Agnello). Eppure il Capodieci aveva dato molto risalto alle incursioni piratesche che colpirono la città. Anche i famosi viaggiatori del Grand Tour che nel XVIII e XIX secolo visitarono Siracusa non ne hanno mai fatto cenno. Probabilmente la sua ubicazione lontana dall’Ortigia ne fu la causa e nessuno si occupò della torre. La Torre della Targia si presenta in buono stato di conservazione nonostante l’intonaco di colore grigiastro che è stato sovrapposto successivamente sui conci originari. Maestranze altamente specializzate furono incaricate della sua costruzione, come dimostrato dal fatto che rimase indenne durante il terremoto disastroso del 1693. La torre si sviluppa per un’altezza di m. 12,4, altezza che permette facilmente l’avvistamento nemico che veniva segnalato alle altre torri accendendo un falò sulla terrazza sommitale.
La fabbrica si imposta su una base quadrata di m. 7,6 per lato e la parte basamentale è rinforzata da uno zoccolo alto m. quasi m. 1,05. Le parti angolari sono caratterizzate da contrafforti alti m. 2,76. Lungo il prospetto principale si apre l’unico ingresso, una porta architravata munita di sistema di chiusura di cui rimangono 4 fori negli stipiti. La porta è sovrastata da una finestra di dimensioni maggiori rispetto alle altre e dal piombatoio supportato da mensoloni. L’interno si caratterizza da un unico ambiente dal quale, mediante una scala retrattile, si poteva raggiungere l’ambiente al secondo piano attraverso un’apertura parallela ad una caditoia che aveva la funzione di poter lanciare sassi in caso di attacco nemico interno alla torre. La stanza al piano superiore presenta una volta a crociera poggiante agli angoli su possenti pilastri. Sono presenti un vano porta armi ricavato nello spessore murario e un sedile che permetteva l’osservazione esterna in comodità.
Un’ulteriore apertura consentiva il collegamento con la terrazza e con la caditoia dalla quale era possibile lanciare proiettili, pietre e altri materiali sugli assalitori. La collocazione della lapide sottolinea l’importanza di una costruzione che architettonicamente non ha caratteristiche stilistiche particolari eccezion fatta per il piombatoio. Non è rimasta traccia delle merlature che pur dovevano esistere. La Targetta si presenta dunque come un parallelepipedo lungo le cui pareti si aprono delle finestre rettangolari architravate. E’ visibile dalla strada statale 114. La torre di Targia rappresenta uno dei non pochi esempi di monumenti definiti minori che costituiscono parte di quel patrimonio monumentale spesso sottovalutato se non addirittura ignorato. Extra moenia si trovano, infatti, grandi e piccoli monumenti che meritano una giusta rivalutazione, che non possono prescindere dai necessari interventi di restauro e/o conservativi. Tesori da riscoprire e restituire alla pubblica fruizione.
Gli stravolgimenti agrari e industriali della zona di Targia in un arco di tempo brevissimo hanno alterato ogni originario elemento. Chi volesse oggi affacciarsi dalla Targetta non vedrebbe più soltanto il mare e la costa, ma sulla costa, tutte quelle strutture industriali che hanno irreparabilmente sconvolto l’assetto paradisiaco che caratterizzava una delle zone più naturalistiche del passato.
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