In questo momento di emergenza il distretto Lions Sicilia, del quale è vicegovernatore il fisiatra siracusano Franco Cirillo, dona alla Regione siciliana 100 respiratori, già ordinati.
La donazione è peraltro subordinata al rispetto di un impegno assunto dalla Regione: coinvolgere nella distribuzione tutte le province siciliane. Ma ci sono difficoltà nella produzione e nell’approvvigionamento.
Le principali industrie siracusane hanno dato la loro disponibilità per la fornitura di apparecchiature in emergenza per il trattamento intensivo dei malati Covid19: 12 monitor multiparametrici e 3 centrali di monitoraggio: attrezzature che consentiranno l‘attivazione di 12 posti letto per Covid 19. Ora sono in attesa di ricevere dalla Protezione civile regionale le modalità con le quali concretamente dar seguito alla disponibilità delle aziende. Fin qui la comunicazione del presidente di Confindustria Siracusa. Aspettiamo che si passi dagli annunci alla realizzazione. Anche perché con la Regione in mezzo tutto si complica. Sarebbe stata preferibile una interlocuzione diretta con l’Asp di Siracusa.
Un’altra donazione di attrezzature è stata annunziata dai parlamentari 5 Stelle. Ma siamo sempre lì: quanto tempo ci vorrà prima che si passi dagli annunzi alla realizzazione e posti letto e attrezzature entrino in funzione?
Ancora un esempio arriva dal Rotary club di Lanciano, in Abruzzo, che ha già investito 14 mila euro per l’acquisto di un monitor multiparametrico da terapia intensiva per l’ospedale Renzetti. La consegna avverrà nei prossimi giorni.
Ma si può fare molto di più. Quindi si deve. Così come recitava, anni fa, uno slogan dell’Eni, appena impegnatosi nella chimica con grandi progetti, poi vanificati.
Inoltre, sempre in Abruzzo, una cordata di imprenditori, tutti appartenenti all’area Chieti-Pescara, su iniziativa di Gennaro Strever, presidente dell’Ance (Associazione nazionale costruttori edili), si è impegnata a sostenere con 500 mila euro la prima fase della realizzazione del progetto dell’Asl Lanciano Vasto Chieti per riconvertire il San Camillo in una struttura dedicata all’assistenza di persone affette da Coronavirus.
E torniamo a “si può fare di più, quindi si deve”. L’esempio del distretto Lions Sicilia e del Rotary di Lanciano dovrebbe esser seguito (e replicato) da tutti i club service della nostra provincia: Lions, Rotary e Kiwanis potrebbero (quindi dovrebbero) contribuire in concreto alla dotazione dell’ospedale Umberto I. Qua infatti, nella situazione attuale, se a qualcuno accade qualcosa di serio quel qualcuno può semplicemente morire. Insegna qualcosa il caso del direttore del Parco archeologico di Siracusa, Calogero Rizzuto, morto a 65 anni, e della sua collaboratrice Silvana Ruggeri, in circostanze che sarà la Procura della Repubblica a chiarire. C’è infatti una denuncia (v. Libertà del 24 scorso).
Questi club service si occupano di solidarietà? Ebbene, è il momento di dimostrarla. In concreto. Ed è questa la sola via che rimane per un benché minimo potenziamento delle risorse disponibili sul campo per contrastare il micidiale Corona virus. A parte il sempre ripetuto ritornello “state a casa”. Ma le nostre cosiddette autorità locali, oltre a ripetere questo ritornello, non sanno far altro? Pare proprio di no, ahinoi. E il caso Rizzuto (questo è ormai questa vicenda: un caso!) amaramente, tragicamente, lo dimostra e lo ribadisce.
Ma i nostri imprenditori, oltre a lamentarsi sempre, che fanno? Giusto per dirne una, nella nostra zona industriale l’Eni dispone di vaste aree non più utilizzate o sottoutilizzate. Perché non ne cede una parte a un’azienda d’impiantistica che si riconverta per la produzione di respiratori?
Inoltre ci sono qua imprese metalmeccaniche di calibro internazionale nell’impiantistica. Ebbene, innanzitutto non sono più tempi di impiantistica, petrolifera soprattutto. Secondo, sarebbe “cosa buona e giusta” se una di queste imprese, magari la maggiore, riconvertisse un suo ramo di azienda per la produzione di respiratori e mascherine. E il signor Eni (ente di Stato) potrebbe (quindi dovrebbe!) riconvertire parte dei suoi “ferri vecchi” abbandonati per la produzione di reagenti necessari alla esecuzione dei tamponi. Anche questi reagenti infatti cominciano a mancare dove si lavorano i tamponi.
Non sono più tempi d’impiantistica petrolchimica. Lo sono invece per una produzione del genere. E’ troppo sollecitare una iniziativa da questi signori imprenditori?
A loro giriamo quel che dice in una lettera il direttore generale dell’Asl Lanciano-Vasto-Chieti, Thomas Schael, a proposito del finanziamento ricevuto da un gruppo di imprenditori della sua zona per la realizzazione di un Covid hospital: “Distinguiamo tra chi ha messo a fuoco la gravità del momento e chi no, chi ha compreso che è qui e ora che bisogna agire e chi fantastica su un futuro che a molti potrebbe essere precluso se non si mette riparo all’oggi, così precario e gravato da un’incognita pesantissima”.
Non eravamo affatto cassandre quando ripetevamo, fin dall’inizio di questa vicenda, che qui, se dovesse esplodere seriamente il Corona virus, si può soltanto morire. Ci siamo già.
Fra l’altro mamma Rai, da quando il corrispondente Salvo Fruciano si è messo in pensione, ignora Siracusa. E il caso Rizzuto non ha avuto tempestiva e decorosa “dignità di cronaca” in Rai Sicilia. Alla faccia della Rai sul territorio, tra la gente!
Intanto continua, su scala nazionale, la polemica tra anestesisti-rianimatori e Federazione Ordini dei medici sulle precedenze da assegnare ai pazienti in caso di eccesso di urgenze rispetto alla disponibilità di strutture, attrezzature e personale medico e paramedico: è proprio il caso nostro.
Ora gli anestesisti si richiamano all’antica legge del mare: “Prima le donne e i bambini”: in caso di pericolo di naufragio, nelle scialuppe di salvataggio bisogna (ed è pur giusto e doveroso) dare sempre la precedenza alle donne e ai bambini. Per estensione ai soggetti più deboli. Lo riferisce il “quotidianosanita.it”. Il principio può essere pur valido, sempre per estensione, in qualsiasi situazione di emergenza.
Sono gli stessi anestesisti rianimatori che prima avevano sostenuto la opportunità di dare la precedenza a un giovane se si dovesse scegliere tra un giovane e un anziano. E anche questo può, in astratto, essere un criterio accettabile, anzi opportuno talvolta. Ma occorrono due requisiti. Anzi, presupposti. Indispensabili. Primo: tutto ciò non può esser lasciato all’arbitrio di chi sta in frontiera, e magari è stressato, stremato, forse anche confuso. Dev’essere normato per legge. E la nostra legge, la quale si perde nel labirinto di mille regole e regolette, che spesso provocano soltanto confusione, nulla prevede su casi del genere.
Secondo: se uno dei due dev’esser lasciato da parte, non lo si lasci a penare; magari lo si aiuti a morire serenamente. Sarà brutale quest’affermazione. Ma è nei fatti, nelle cose: “in re ipsa” dicevano i latini (per primo Cicerone nel suo discorso “Pro Milone”).
Al di là delle persone.
Intanto qua si comincia a morire.
E’ il caso di Calogero Rizzuto e Silvana Ruggeri. E si ha notizia del ricovero di altri dipendenti della Soprintendenza.
Infine fa rabbrividire il cosiddetto Piano di emergenza dell’Asp: le nozze coi fichi secchi: qualche decina appena di posti letto per infettivi e una decina appena di terapia intensiva dedicati. E le donazioni chissà quando diventeranno realtà.
Che facciamo? Riadattiamo quello slogan e diciamo “morire si può, quindi si deve”?
© RIPRODUZIONE RISERVATA