Anni fa, a Bologna, un commerciante espose un cartello con su scritto: “Sconti eccezzionali”. Non ci crederete ma i vigili urbani gli presero una multa per oltraggio alla lingua italiana. Bravi! peccato che sia rimasto un caso isolato. Ci chiediamo infatti perché mai non è prevista la contravvenzione per vilipendio alla nostra bella lingua. E per la verità una risposta ce l’avremmo: se questo fosse possibile, i vigili urbani dovrebbero multare almeno metà degli italiani, a cominciare da sé stessi e da un indimenticabile presidente del consiglio per gli strafalcioni scritti e orali, alla tv, in diretta e in differita.
Vero è che la nostra non è una lingua facile. Ma è altrettanto vero che di sforzi per usarla bene se ne vedono in giro pochissimi e la ditta Errori & C. vanta un’ottima salute. Così com’è vero che l’italiano ha una straordinaria musicalità e chi non la sente è stonato dentro. E lì non ci sono santi.
No, non ce l’abbiamo con quelli che hanno potuto fare soltanto le scuole “basse”, e nemmeno con gli anziani molto anziani. Ma, per la miseria, è mai possibile che persone con tanto di laurea dicono e scrivono “accellerare” e continuano ad apostrofare l’articolo indeterminativo maschile singolare “un” senza la minima vergogna? Per non dire di certi illustri professori che scrivono “aldilà di ogni dubbio” e che forse impareranno a capire la differenza fra “al di là” e “aldilà” solo quando potranno verificare di persona se davvero c’è una vita oltre la vita.
La punteggiatura poi, è per i più un’emerita sconosciuta. Ho visto gente che la usa alla Totò quando, nel dettare la celebre lettera strampalata al povero Peppino, gli dice: E adesso metti punto, virgola, virgolette e punto e virgola ….abbondandis… abbondandorum….ché poi se li sistemano loro. Un marasma.
E a questo punto è lecito supporre che i più corazzati debbano essere i giornalisti visto che il loro mestiere è proprio quello di scrivere. Invece anche i giornali esondano sbaffi, refusi e svarioni a volontà. Per cui chiedere aiuto ad un giornalista non è detto che sia una garanzia: magari ti aiuta a sbagliare. Specialmente gli unti (e bisunti) del Signore per fare i giornalisti.
E poi c’è l’arte largamente misconosciuta dei sinonimi e dei contrari. C’era un tizio che si vantava di aver preso un bell’otto in italiano sol perché il professore aveva chiesto: ‘Chi mi sa dire qual è il contrario dell’aggettivo supino?’ e lui aveva risposto ‘Prono!’. Beh, vorrei poter dare un quattro meno meno sia all’alunno che al professore perché ‘prono’ significa ‘in ginocchio’ per cui il contrario di ‘supino’ non è prono, è ‘bocconi’. In ogni caso un professore serio non da’ un otto per così poco ad un alunno che poi scrive che lui ha tanti bei proggetti per il futuro!
Ci sono errori intramontabili e inespugnabili che resistono ad anni e anni di scolarità e di fregacci con la matita blu, come ‘chiaccherone’, ‘ingegniere’, ‘parole-chiavi’, e via sbagliando. Originali e spesso divertenti, invece, sono gli errori delle persone che si fingono colte. Come certe mamme che proibiscono ai figli di usare espressioni ‘dialettiche’ invece che dialettali. O come la moglie di Gianfranco Fini, ve la ricordate? la quale una volta disse alla stampa che aveva deciso di occuparsi dei giovani tossicodipendenti per salvarli dallo ’spiraglio’ della droga.
Molte parole, poi, vengono avvilite e corrotte dall’abuso, come la paranoia che ha sostituito la noia o al massimo l’agitazione. Ma il più sfortunato di tutti resta il congiuntivo: assente dove serve e presente dove non serve. Esempi: ‘Se avrei saputo che tu non eri in casa…’ oppure ‘Siamo rimasti che io ti mandassi due libri”.
La lingua italiana ha una sua logica interna impeccabile, difatti è un ottimo strumento per valutare i poteri logici della mente. Dice un personaggio di Erika Jong: “Dato che scrivere è il mio modo essenziale di restare sana di mente, devo scrivere per sapere che cosa penso”. Difatti chi scrive frasi stupide e confuse, spesso è una persona stupida e confusa. Elementare, Watson.
Ma dunque ha ragione chi dice che gli italiani non amano l’italiano? Può darsi, ma anche gli austriaci non amano l’austriaco, i francesi non amano il francese, gli spagnoli non amano lo spagnolo e così via. E’ un male comune ma non certo un mezzo gaudio.
In particolare, il nostro paese è sempre stato il più smembrato d’Europa.
Addirittura ci fu un periodo storico in cui fu ridotta in pillole e ancora oggi si suddivide in ben 20 regioni. Praticamente impossibile contare i dialetti! Unire gli italiani in un’unica lingua nazionale è stata un’impresa titanica, così titanica che ancora oggi è…. difficoltosa? lacunosa? incompiuta? Boh. Sta di fatto che gran parte degli italiani parla un “basic italian” alla Raffaella Carrà.
Prima di chiudere, una preghiera: invochiamo funerali solenni per il pronome “le” silenziosamente assassinato perfino dai giornalisti Rai e sostituito dal pronome maschile “gli”. Tipo: “Io a mia madre gli voglio bene”. Perché? E chi lo sa? Aiutoooo, mi si allegano i denti…
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