L’ambiente, sia come natura che come società, condiziona l’uomo, non lo determina. L’uomo è determinato solo nel caso in cui accetti di non avere iniziativa, ossia di non essere libero.
Si può essere liberi quando la politica in certo qual modo ti condiziona? Forse, dipende. Dipende il ruolo che un uomo, un dirigente ha davanti a sé la responsabilità piccola o grande che sia, ha comunque una responsabilità a cui non può sottrarsi.
E non può sottrarsi il ragioniere capo del Comune di Siracusa, il dirigente Giorgio Giannì il quale è accusato di falso ideologico dalla Procura di Siracusa perché avrebbe messo in bilancio crediti inesigibili.
E’ nel pieno di un’inchiesta presso la Procura di Siracusa la conduzione dei bilanci del Comune di Siracusa.
Come far diventare i crediti non esigibili, soldi in cassa e poi debiti con un semplice gioco di bilancio che era consentito fino al 2013. Il decreto ‘Salva Italia’ ha rovinato questo interesse politico gestionale.
La magistratura avrebbe ricostruito le fasi salienti riguardanti gli anni imputati dal 2011 al 2017. Manovre finanziarie che risulterebbero fittizie per crediti che non avrebbero avuto seguito perché non esigibili.
L’inchiesta è stata avviata dal pm Marco Di Mauro, successivamente affiancato dal collega Davide Lucignani. Il dirigente Giannì, difeso dall’avvocato Giovanni Giuca si è voluto sottoporre a interrogatorio nell’udienza preliminare di martedì scorso ed ha spiegato davanti al gup Andrea Migneco per spiegare il ruolo della sua competenza nella stesura dei bilanci comunali. Il dirigente avrebbe rigettato le accuse di una condotta fraudolenta ripercorrendo il suo ruolo di coordinatore degli oltre trenta sezioni che completano l’amministrazione comunale di Siracusa, di aver ottemperato alle indicazioni della Corte dei Conti che dal 2012 ha disposto la cancellazione di un maggior numero di residui attivi perché consequenziali a nuove disposizioni. I riflettori del gup Migneco sono puntati sull’uso indiscriminato dei residui attivi per nascondere i deficit di bilancio del Comune, Giannì ha spiegato le difficoltà finanziarie che i comuni siciliani stanno attraversando.
Eppure il rischio paralisi amministrativa al Comune di Siracusa era evidente con delle crepe profonde nel presunto bilancio consuntivo del 2017, motivo per il quale la Regione aveva inviato a Siracusa il commissario ad acta, Angelo Sajeva.
Cosa era accaduto, non è dato sapere dalle segrete stanze dei tecnici dell’ufficio ragioneria del Palazzo del ‘mistero’ per cercare di completare l’esame di tutti gli aspetti necessari: il conteggio dei debiti fuori bilancio e di tutte le passività prima di presentare il rendiconto 2017.
Da più parti si chiede di fare chiarezza sui conti del Palazzo del ‘Mistero’, ovviamente, il bilancio di previsione 2017 che doveva essere approvato entro il 31 dicembre scorso, da troppo tempo si trascinava una situazione insostenibile, segnata da criticità ricorrenti che nessuno riusciva a risolvere. Il permanere di tante anomalie amministrativo-contabili avrebbero potuto pregiudicare gli equilibri del Comune.
L’inchiesta della Procura tende a fare chiarezza sui bilanci comunali dal 2011 al 2017 con riflettori puntati sull’uso ‘indisciminato’ dei residui attivi per nascondere i propri deficit di bilancio.
Il dirigente Giannì, difeso dall’avvocato Giovanni Giuca, ha ribadito al gup Migneco che l’amministrazione comunale non presenti alcun dissesto economico e non si trova in crisi finanziaria. La decisione sull’incontro in Procura sarà scaturito tra poco più di due mesi quando il gup vaglierà il 7 maggio per il rinvio a giudizio o per il proscioglimento.
Il Bilancio comunale deve contenere quali siano state le spese sostenute e gli introiti realizzati, finendo per rappresentare non il mero risultato economico dell’ente nell’anno precedente ma anche l’illustrazione degli scopi amministrativi e politici perseguiti dall’amministrazione. In quanto documento rappresentativo di dati è del tutto evidente che possa essere oggetto di falsificazione sia materiale, sia ideologica (sentenza della Corte di Cassazione Sez. V del 19.5.2017).
Qualora venisse accertato il reato di falso ideologico rischierebbero una condanna per concorso i revisori dell’ente comune che, consapevoli delle «scorrettezze» operate dai redattori dei rendiconti, non si attivino adeguatamente per evitarne l’approvazione.
Il sindaco, il vice sindaco e il dirigente della direzione risorse finanziarie del Comune, insieme ai componenti dell’organo di revisione, possono venire condannati per falso ideologico di pubblico ufficiale in atto pubblico (art. 479 c.p.). Il concorso tra tali soggetti, potrebbe determinare l’omissione di debiti e l’indicazione di crediti inesistenti del Comune, inducendo il Consiglio comunale all’approvazione dello strumento finanziario.
Non vorremmo che il Comune di Siracusa finisse come quello di Catania nel dissesto per mascherare una «bufala» passata come verità incontestata, ossia che l’amministrazione avrebbe incrementato i debiti. Mentre la Corte dei Conti non aveva chiesto al comune di Catania il dissesto in ragione di un inesistente incremento di debiti, lo ha chiesto, pur con ragionamenti non tutto condivisibili, perché ha ritenuto errate e non sostenibili le previsioni del piano di riequilibrio.
E’ giusto ricordare che il Bilancio è uno strumento che passa dalle mani della Giunta dopo la redazione degli uffici di ragioneria con l’ok del dirigente, della verifica dei revisori dei conti e del consiglio comunale che lo approva.
L’attuale ordinamento dei residui attivi e passivi del bilancio del nostro ente locale non consente più i giochi di prestigio sulla disponibilità di cassa e sul pareggio di bilancio.
Adesso, il comune può programmare la spesa in base alle reali somme incassate e non sui pagherò o sui crediti deteriorati.
Ma cosa sono i residui attivi e passivi?
In pratica, in maniera molto semplicistica, sono i crediti e i debiti che l’ente locale, nell’esercizio di competenza non è riuscito ancora a riscuotere o a pagare.
La ricognizione dei residui attivi è una operazione molto importante ai fini della preparazione del bilancio previsionale e per il consolidamento del bilancio consuntivo non solo perché costituisce la continuazione dell’attività gestionale del bilancio, in termini di competenza, riferita agli esercizi finanziari chiusi ma soprattutto perché partecipa al risultato di amministrazione nel sistema finanziario degli enti locali.
Il risultato di amministrazione è la somma algebrica del fondo di cassa (+), dei residui attivi (+) e dei residui passivi (-).
Residui attivi: soldi da incassare dove ci sono anche la riscossione di tasse e tributi non pagati.
Residui passivi: debiti da pagare o soldi già destinati e non spesi.
Il bilancio di previsione viene formato mettendo come prima posta il risultato di amministrazione precedente da qui l’importanza di un corretto accertamento delle voci che lo compongono anche in relazione al fatto che gli enti locali, come rileva la Corte dei Conti, molto spesso ricorrevano al meccanismo dell’accertamento falsato di residui attivi per nascondere i propri deficit di bilancio.
Mantenere in bilancio residui troppo vetusti, addirittura inesistenti o difficilmente recuperabili o prescritti e che, quindi, non si tramuteranno mai in disponibilità finanziaria, comporta una dilatazione ingiustificata dell’avanzo di amministrazione che se da un lato consente nell’immediato il pareggio di bilancio e di disporre artificialmente di capacità di spesa, dall’altro comporterà inevitabilmente negli anni il dissesto finanziario.
Si spiegherebbe così il danno finanziario trovato come metodo machiavellico di gestione: con elargizione di contributi a tutte le associazioni amiche e anche alle testate giornalistiche amiche.
E’ opportuno ricordare che la legge consente l’uso dei residui per pareggiare il bilancio ma non obbliga i comuni a farlo e neanche a nascondere i veri debiti. Una gestione oculata non può basarsi sui pagherò.
Amministrazione e dirigente non avrebbero interesse a certificare i crediti deteriorati che rimarrebbero nei capitoli a lievitare.
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