Marisa 25 anni uccisa dall’ex-marito

Bergamo. Femminicidio: crimine di Stato… e quando è troppo è troppo

di Raffaella Mauceri

Anno 2013: “I femminicidi in Italia sono crimini di stato tollerati dalle pubbliche istituzioni per incapacità di prevenire, proteggere, tutelare la vita delle donne che vivono diverse forme di violenza e discriminazione”. Con queste parole si chiudeva la lunga relazione sulla violenza di genere in Italia, presentata da Rashida Manjoo, inviata speciale dell’Onu per indagare sulle cause del femminicidio nel nostro paese.

L’Onu ha stabilito che gli stati membri devono adeguare le proprie leggi, e la propria cultura ai programmi per l’eliminazione della violenza sessuata ed è per questo che il governo del nostro paese (che vanta il primato delle bacchettate Onu per l’inettitudine sul fronte della violenza alle donne) ha emesso un decreto legge sul punto. Le nuove norme – ha detto Alfano – centrano tre obiettivi: punizione, protezione, prevenzione.  Beh, dovessimo dare una pagella, sarebbe così: punizione 6-, protezione 0, prevenzione 0.

Punizione – Le pene sono state inasprite. Bene. In flagranza di reato, c’è l’arresto immediato. Benissimo. La vittima ha diritto al patrocinio gratuito. Perfetto. La denuncia può arrivare anche su segnalazione di parenti, amici, vicini, e non può essere ritirata. Alt. Non siamo d’accordo. Infatti: Protezione – Sappiamo che ben 7 donne su 10 che hanno sporto denuncia (e non solo non l’hanno ritirata ma addirittura l’hanno reiterata più volte) sono state ugualmente assassinate. Perché il maltrattante che si vede denunciato diventa vieppiù pericoloso. Ma il decreto non prevede che la vittima venga collocata d’urgenza in una casa rifugio. Ne deriva che la donna resta in balia del suo, potenziale e inutilmente denunciato assassino. Dunque di che protezione stiamo parlando? Nessuna.

Prevenzione – Luogo “principe” per un’educazione contro le discriminazioni e gli stereotipi di genere che producono la violenza sessista, è la scuola. Veicolo “principe” per la diffusione di una cultura del rispetto e della non-violenza, è una stampa opportunamente formata e specializzata. E che cosa c’è di concreto su questo fonte? Nulla. Marisa Sartori aveva 25 anni e si era appena separata dal marito violento, ma lui la perseguitava e la minacciava. A nulla è servita la sua denuncia…anche lei uccisa dal suo ex con la solita formuletta che “non accettava la separazione”. Basta, basta, basta!

di Raffaella Mauceri 05 Febbraio 2019 | 09:37
© RIPRODUZIONE RISERVATA