Andrea Camilleri, uno dei più grandi scrittori del Mediterraneo e autore del Commissario Montalbano, ha calcato ieri sera, davanti ad un pubblico numeroso, il palco del Teatro Greco di Siracusa in veste di attore, raccontando il suo monologo che medita sulla cecità e sul tempo: “Chiamatemi Tiresia, sono qui per raccontarvi una storia”.
Tiresia è un personaggio della mitologia greca: un indovino cieco.
La sua figura compare in numerose opere, sia antiche che moderne di ben 63 autori. Viene citato nell’Odissea, nelle metamorfosi di Ovidio, nella Divina commedia e perfino in un film di Woody Allen.
Nei secoli è descritto nei modi più disparati, con infinite manipolazioni, da dissoluto ermafrodita, che riusciva addirittura a godere di se stesso, ad allegoria di San Paolo. Nella sua conversazione solitaria in una tranquilla notte d’estate, Camilleri dice al pubblico: volete sapere come è stato stracangiato nei secoli? Tiresia possiede il fascino dell’ambiguità, della doppiezza: è stato compiutamente sia donna, sia uomo.
Ma soprattutto è cieco come lo scrittore che, in questa rappresentazione fa il punto della situazione su un protagonista letterario, che è stato esaltato e bistrattato. E lo fa alla sua maniera, con riflessioni, citazioni velate o dichiarate da scrittori come De Filippo o Pirandello disseminate un po’ ovunque, e analisi sulla memoria e sulla profezia.
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